In viaggio con Laura - Un salto a Iguazú

In viaggio con Laura - Un salto a Iguazú
Giovedì 28 Maggio 2015 - 15:20

Sesta tappa del diario di viaggio di Laura Salvai sul sito de "L'eco del Chisone". E' partita il 19 aprile per il Sud America con il suo romanzo "Per un'ora di nuoto" nello zaino. Ora si trova in Argentina. "L'eco" la sta seguendo sul web.

Mentre ero a Paraná, nella provincia argentina di Entre Rios, ho pensato di fare un salto alle cascate dell'Iguazú. Un salto per modo di dire. Sono 1000 chilometri. Qui è tutto distante, ma tutti mi ripetevano che ne valeva la pena.

Per risparmiare tempo ho deciso di comprare un tour organizzato. Ero preoccupata: mi sarei trovata bene? Io preferisco il fai-da-te, mi fa sentire libera.
I miei compagni di viaggio sono di età compresa fra i 10 e i 75 anni. La nostra guida, Carlos René detto Charlie, è un ebreo argentino di origini tedesche che sa fare il proprio mestiere: è presente e attento senza essere assillante. Ci fa ridere con le sue battute. Dice: «Usted me pagan para quel los canse» (mi pagate per stancarvi). Infatti ci fa camminare per venti chilometri nel parco nazionale dell'Iguazú, ma nessuno si lamenta. Il gruppo è piacevole, sono tutti cordiali.
Le cascate sono un'attrazione mondiale. Ogni anno passano di qui 1.200.000 visitatori. La calca è incredibile, ma ne vale la pena. Per tre chilometri l'acqua precipita dalle rocce basaltiche con un salto di 80 metri e un rumore impressionante. La potenza della natura in tutta la sua bellezza!
Al pomeriggio ci sono le escursioni facoltative, che io non ho comprato. Chiedo a Charlie di lasciarmi a Foz do Iguaçu, la prima città oltre il confine brasiliano. Con me scendono Matias, un argentino di Santa Fé di 38 anni, e Mark, un londinese di 24 anni.
Camminiamo insieme per le strade senza una meta. La città non è niente di speciale, e proprio per questo mi pare interessante. È un sabato pomeriggio qualunque, ci sono i negozi aperti, la gente per strada ci saluta. Si vede lontano un miglio che siamo stranieri.
Mentre passeggiamo contiamo dieci chiese evangeliche. In Brasile come in Argentina, i supermercati abbandonati, i cinema in disuso e i negozi sfitti diventano le sedi di chiese evangeliche dai nomi più fantasiosi: Igreja Mundial, lo Show de la Fé.
Fa caldo. Ci sediamo in un bar per bere una birra servita nel tipico portabottiglie di plastica. Matias, l'argentino, mi racconta che è di origini piemontesi. Quando gli chiedo la provenienza precisa mi dice che non se la ricorda. Me lo dirà più tardi, deve guardare sul tablet. Mark è un londinese di origini egiziane ed è qui in Argentina per un soggiorno-studio di un anno. Scambia ore di conversazione in inglese con vitto e alloggio in una famiglia di Rafaela. Ci capiamo perfettamente, anche se arriviamo da culture e lingue diverse. Sono questi i momenti del viaggio che apprezzo di più: gli incontri con le persone.
Al ritorno fatichiamo a trovare la fermata del bus che ci riporta all'albergo. Chiediamo ai passanti, sbagliamo strada un paio di volte, ma alla fine ci arriviamo. Matias dice: «Preguntando se llega a Roma» (chiedendo si arriva a Roma). Più tardi, nella hall dell'albergo, lo vedo scendere con il tablet in mano: «Io mi chiamo Breuza di cognome» dice. «I miei nonni in origine si chiamavano Breusa». E aggiunge: «Erano di... di Pinerolo. Sono arrivati in barca con altre due famiglie, anch'esse di Pinerolo». Schiaccia un tasto e legge: «Tron e Pons».
Prima di partire un amico mi aveva predetto: «Stai a vedere che vai in Bolivia e incontri qualcuno di Piscina». Non so se sarà così, in Bolivia non ci sono ancora andata. Ma finora non ho fatto altro che incontrare gente di Pinerolo.

 

Laura Salvai

 

Se volete sapere qualcosa di più su Laura Salvai, il suo viaggio e il suo romanzo "Per un'ora di nuoto", visitate i siti https://sottoilcielodelleande.wordpress.com e http://www.matiskloedizioni.com/perunoradinuoto/

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Paola Molino