Piossasco, omicidio Mottura: dopo le arringhe difensive, domani la sentenza

Piossasco, omicidio Mottura: dopo le arringhe difensive, domani la sentenza
Lunedì 10 Luglio 2023 - 20:52

"Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova": Agatha Christie ne era sicura (o almeno così scriveva), ma c'è da credere che gli avv. Antonio Genovese e Pasquale Crea avrebbero qualcosa da aggiungere. Proviamo a sintetizzare, partendo proprio da quanto emerso nella lunga udienza che si è tenuta oggi davanti alla Prima Corte d’Assise di Torino (presidente Alessandra Salvadori, a latere Roberto Ruscello e al loro fianco sei giudici popolari). Una giornata dedicata alle discussioni dei legali di Emirjon Margjini e Mergim Lazri, accusati dell'omicidio dell'arch. 49enne Roberto Mottura, ucciso nella notte tra l'8 e il 9 giugno 2021 nel corso di un tentativo di rapina nella sua casa di via del Campetto a Piossasco. La procura ha chiesto l'ergastolo per entrambi, ritenendoli in egual modo responsabili, anche se ad esplodere il colpo fatale sarebbe stato Margjini, attualmente detenuto a Cuneo.

Una mole di indizi e la richiesta di ergastolo

Un processo partito il 9 novembre scorso, entrato nel vivo il 28 di quel mese e costruito pezzo a pezzo su un'infinità di elementi indiziari. Nessuna prova che permettesse, fuori di "ogni ragionevole dubbio", di risalire a quelli che per gli inquirenti sono però di fatto i responsabili di quel tragico fatto di sangue. Nessuna traccia di dna, nessuna impronta, nessuna registrazione, nessun riconoscimento. Mai trovata l'arma del delitto (una pistola calibro 22). I pm Marco Sanini e Valentina Sellaroli lo sanno bene, ma dicono in sintesi: «È vero, ci troviamo di fronte ad indizi che possono anche avere interpretazioni plurime e magari mancano pure alcuni elementi, ma qui abbiamo una mole  di materiale probatorio, in particolare intercettazioni e analisi dei tabulati: tutto concorda, configurando un quadro che permette di sostenere la penale responsabilità dei due imputati». Da qui la richiesta di ergastolo, ribadita anche oggi in fase di controrepliche.

Il difensore Crea: contro Margiini un teorema accusatorio

«E no - ribatte Crea, che assiste Margjini - qui gli elementi indiziari non sono precisi e univoci», e il legale trevigiano fa una lunga e puntuale disamina di tutto quanto, a suo dire, non ha fondamento ed anzi parte da un teorema accusatorio ("Margjini è colpevole") cui l'intera l'inchiesta ha cercato di trovare conferme. «Il fatto che più elementi "fragili" concordino, non li trasforma affatto in indizi solidi e gravi», mette in guardia l'avvocato. Per dirla con Agatha Christie, tre indizi (o anche più) fanno una prova solo quando hanno di per sé, ciascuno preso singolarmente, fondamento, peso e univocità di interpretazione. Crea ha quindi chiesto che Margjini venga assolto "per non aver commesso il fatto" o, in subordine, che venga esclusa la volontarietà e gli vengano concesse le attenuanti generiche.

L'avv. Genovese: «Nessun elemento per condannare Lazri»

«Qui siamo in un processo indiziario in cui si chiede l'ergastolo: ci aspettavamo che la Procura portasse motivazioni rilevanti, che non ci sono - ha rimarcato l'avv. Genovese -. Gli elementi evidenziati in fase cautelare erano stati respinti dal Tribunale del Riesame, che decise la scarcerazione di Lazri (novembre 2021 dopo circa due mesi in cella, ndr) con una motivazione che la Cassazione aveva confermato. Oggi, a sostegno della richista di condanna, la Procura non ha aggiunto nulla di nuovo, solo le dichiarazioni di una persona inattendibile. Cosa abbiamo per condannare Lazri?», il difensore l'ha chiesto alla Corte, concludendo con una richiesta netta: assoluzione per non aver commesso il fatto.

Domani attesa la sentenza

Domani, martedì 11 è attesa la sentenza dopo una Camera di Consiglio che non si preannuncia breve. A margine, poche parole dei genitori dell'arch. Mottura: «Nessuno ci restituirà nostro figlio: siamo distrutti». Escono dall'aula quasi rassegnati: ad ascoltare la sentenza non ci saranno. La moglie Laura Mai oggi ha preferito non commentare: per lei che col figlio Tommaso si è costituita parte civile con l'avv. Arianna Corcelli, è stata un'altra udienza durissima in cui per l'ennesima volta è stata costretta a tornare indietro di due anni e rivivere i dettagli di una notte maledetta che ha segnato per sempre la sua esistenza.

In foto, da sinistra (di spalle) l'avv. Corcelli, gli avv. Sisimbro, Consorte e Genovese. 

Lucia Sorbino
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