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Processo d'Appello per ex comandante dell'Arma: lui si difende, «46 anni di onorato servizio, non sono un corrotto»

Processo d'Appello per ex comandante dell'Arma: lui si difende, «46 anni di onorato servizio, non sono un corrotto»
Giovedì 1 Dicembre 2022 - 17:27

E' iniziato oggi, davanti ai giudici della Quarta sezione penale (presidente Piera Caprioglio), il processo d'Appello a carico del maresciallo Francesco Primerano, 68 anni, ex comandante del Nucleo operativo dei Carabinieri di Pinerolo. In primo grado, il 15 giugno 2021, era stato condannato a 7 anni e 4 mesi per corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio in relazione ad una complicata vicenda risalente ad oltre 10 anni fa ed emersa nel giugno 2017, in cui si intrecciarono testamenti, una consistente eredità e comportamenti illegittimi del pluridecorato sottufficiale.

Un'udienza, quella di oggi, durata poco meno di due ore in cui Primerano ha pure reso una breve dichiarazione. Pochi minuti con cui, con tono e voce che avevano perso la sicurezza che sempre l'aveva contraddistinto, ha cercato ancora una volta di replicare a quell'accusa tanto infamante per un uomo dell'Arma: aver commesso "ripetuti atti contrari ai doveri d'ufficio", venendo meno ai principi di "imparzialità e di rispetto della legge", come si legge nelle motivazioni della sentenza dell'anno scorso. «Sui fatti non ho nulla da aggiungere - ha detto -. Rispetto la sentenza, ma mi si attribuiscono responsabilità che non mi appartengono. Per 46 anni ho svolto il mio lavoro nei Carabinieri, con onestà, impegno e massima dedizione. Ho sempre cercato di aiutare tutti e anche in questo caso mi sono semplicemente messo a disposizione per dare aiuto ad un amico. Non sono un corrotto. Questa storia ha rovinato la vita a me e alla mia famiglia».

Poi è toccato al sostituto procuratore generale, Alberto Benso, che non solo ha ribadito la colpevolezza del luogotenente («i fatti non vengono contestati dagli imputati, gli si dà solo una diversa interpretazione»), ma ha persino chiesto di aumentare la pena di sei mesi, condannandolo anche per circonvenzione di incapace (imputazione che in primo grado la corte aveva ritenuto ormai prescritta). 

La vicenda che ha portato in giudizio il noto maresciallo, emerse con tutta evidenza nel giugno 2017. Detto in estrema sintesi, secondo la Procura (pm Elisa Pazé), Primerano avrebbe aiutato per anni l'amica, e poi coimputata, Caterina Odetto (condannata in primo grado a 7 anni) per consentirle di ottenere la consistente eredità dello zio Mario Audisio (contesa, con tanto di testamento a proprio favore, anche dalla coppia che abitava in una cascina di proprietà dell'anziano contadino). Un sostegno "capillare" quello di Primerano, che Odetto, nella primavera 2017 ricompensò con due assegni, per un totale di 25 mila euro, consegnati direttamente in Caserma a Pinerolo. «Solo il regalo di un'amica», ha sempre detto lui. «Una ricompensa per l'aiuto che mi ha dato nello sbrigare complesse pratiche testamentarie», ha confermato lei nel corso del dibattimento. Per gli inquirenti il comportamento dei due configura invece un vero disegno corruttivo, tanto da meritare la condanna.

Per sapere se i giudici d'Appello confermeranno o meno la pesante sentenza occorrerà attendere il 19 dicembre.

In foto, il cortile interno del Palagiustizia di Torino.

Lucia Sorbino
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