Fassone-Zagrebelsky appello alla coesione

Fassone-Zagrebelsky appello alla coesione
Venerdì 2 Dicembre 2016 - 12:01

Pubblico da grandi eventi ieri sera al Teatro Incontro di Pinerolo per assitere al confronto tra Gustavo Zagrebelsky  ed Elvio Fassone sulle ragioni del sì e del no al quesito posto dal Referendum costituzionale, per cui si andrà alle urne domenica prossima. Tantissima gente, molti giovani, come non se ne vedevano da anni ad un incontro politico, al punto che, per ragioni di sicurezza, un buon numero di persone non è potuta entrare. Un segno di quanto l'argomento sia sentito e che prefigura una grande affluenza ai seggi. I toni sono stati quelli di  due amici di vecchia data uno, Fassone, schierato per il sì, l'altro Zagrebelsky, per il no, ma entrambi si sono dimostrati ben fermi e decisi nel difendere le proprie convinzioni. Uno Zagrebelsky dall' oratoria strabordante, che ha messo alle corde il moderatore della serata, il presidente provinciale della Cna, Paolo Alberti, letteralmente costretto a strappare il microfono dalle mani del professore per riuscire a far parlare in senatore Fassone. Quest'ultimo invece decisamente più contenuto e diligente nel restare nel merito delle domande. Comunque una grande serata di approfondimento. Sia Zagrebelsky, sia Fassone infine si sono ritrovati nel mettere l'accento sulla necessità che il paese ritrovi coesione. «E' molto positivo che il referendum abbia riportato il paese a discutere sul proprio futuro e sulle regole che intende darsi-ha sostenuto Zagrebelsky- dispiace però che su un tema come questo, la riforma della nostra costituzione che dovrebbe unire, gli italiani si siano spaccati in due fronti opposto con toni molti aspri, addirittura all'interno delle famiglie stesse, penso che questo referendum sarà causa anche di divorzi» . Fassone chiudendo la serata ha parlato daella necessità «che chi lavora nelle istituzioni recuperi autovorolezza e ritorni ad essere  élite, nel senso di uomini che mettono a disposizione del paese le proprie compenze, ma anche che questo ruolo venga loro riconosciuto e non continuamente deligittimato: si ritorni ad agire prima di tutto come soci, degli alleati per uno scopo comune come intendevano i latini, in molte fasi della nostra storia siamo stati capaci di farlo»

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Paola Molino