In viaggio con Laura - Tornare

In viaggio con Laura - Tornare
Martedì 1 Settembre 2015 - 11:35

Laura Salvai, editor torinese originaria di Piscina, è tornata a casa dopo un viaggio (l'abbiamo seguita su "L'Eco" on line) lungo tre mesi e mezzo in Sud America. È partita il 19 aprile con il suo romanzo "Per un'ora di nuoto" nello zaino. Per salutare i nostri lettori, ci regala ancora una piccola appendice del suo diario: le prime impressioni del ritorno. 

 

Non è facile tornare alla solita vita, dopo quattro mesi di libertà assoluta. Mi sveglio al mattino e non capisco dove sono. I mobili della mia stanza mi sembrano estranei. Nel dormiveglia mi pare di essere ancora a casa di Beatriz a Buenos Aires. Solo la foto dei miei figli sul cassettone - una foto di quindici anni fa - fa scoccare un lampo di riconoscimento.

La mia anima si rifiuta di tornare, forse è ancora in viaggio in Sudamerica, ma io senza anima non posso stare. Mi aggiro per casa con aria smarrita e mi domando in continuazione: «Che ci faccio io qui?».

Mi sento spaesata. E pensare che quattro mesi di viaggio non sono neanche tanti. Lungo la strada ho incontrato parecchi viaggiatori che erano in giro da molto più tempo. Uno, tre, cinque anni. Alcuni di loro non sapevano neppure quando sarebbero tornati. Forse mai.

A Tupiza, nel sud della Bolivia, ho conosciuto Judith, una tedesca di Berlino che prima di partire lavorava, come me, nell’editoria. Coordinava un gruppo di redattori ed era sempre stressata. Mangiava poco, dormiva poco, fumava molto. A 38 anni ha deciso di cambiare vita: si è licenziata, ha lasciato il suo appartamento e si è messa in viaggio. Quando l’ho incontrata era in Sudamerica da otto mesi. Voleva stare via almeno un anno. «E al ritorno che cosa farai?» le chiedevo, dando voce a una mia ansia. «Non lo so, per ora non ci penso», rispondeva.

In un ostello di Córdoba, in Argentina, ho conosciuto James, un americano di Portland che viaggiava da cinque anni e mezzo. Era stato in Messico, in Costa Rica, a Panama, in Colombia, in Brasile, e aveva una collezione sterminata di fotografie. Ero curiosa di scoprire com’era riuscito a mantenersi per tutto quel tempo, ma lui si teneva sul vago. Alla fine mi ha detto che giocava a poker online e vinceva spesso.

A Cuzco ho conosciuto Mark, un inglese di Leeds che era in viaggio da quattordici anni e mezzo. All’inizio non gli volevo parlare. Era arrivato con mezz’ora di ritardo e aveva costretto tutti noi ad aspettarlo. L’autista del minibus aveva dovuto tirarlo giù dal letto. Pioveva e dovevamo andare a Machu Picchu. Più su, sopra i quattromila metri, nevicava e il minibus sbandava sull’orlo del precipizio. Mark era seduto accanto a me ed era sceso per vedere com’era la strada dopo la curva. Quando è tornato indietro l’avevo già perdonato e gli ho chiesto da dove veniva. Mi ha detto che arrivava dalla Thailandia, dove aveva lavorato come designer, e che ultimamente girava da una fattoria all’altra dedicandosi alla permacultura.

Non sapevo che cosa fosse, la permacultura, ma non ho detto niente. Mark si è lanciato nell’apologia di una miracolosa cura disintossicante. «Non si mangia niente per una settimana, si bevono solo succhi di frutta. Ti lascia tutto puro dentro» ripeteva, come se fosse una religione.

Quando gli ho detto che sarei tornata in Italia a fine agosto ha spalancato gli occhi. «Non farlo!», ha esclamato.

Ho riso. «Perché?».

«Non te lo posso dire», ha sussurrato in tono misterioso.

Morivo dalla curiosità, ho insistito.

«Il 14 settembre ci sarà una catastrofe finanziaria mondiale».

«E tu come lo sai?».

«Lo so. È un complotto della massoneria ebraica. Devi restare in Sudamerica. L’Europa sarà travolta. Se proprio devi tornare in Italia, scappa in montagna e dedicati alla permacultura».

E dagli con ‘sta permacultura.

«Non ci credi?», ha chiesto, vedendomi perplessa.

«Veramente no».

«È tutto scritto su Internet, vai a leggere».

Ho lasciato perdere, mi sembrava un po’ svitato.

«Non tornare in Europa. Scoppierà una guerra», ha aggiunto in tono cupo. «Alla fine ci sarà un unico Stato mondiale».

«Di tutti i Paesi… un unico Stato?».

«Sì. E il 30 settembre il Papa ne assumerà la guida davanti all’Onu».

Ecco, ora sono tornata in Europa e la data fatidica si avvicina. Se il 30 settembre il Papa diventerà il sovrano assoluto del mondo, non dite che non vi avevo avvertito.

 

Laura Salvai


Se volete sapere qualcosa di più su Laura Salvai, il suo viaggio e il suo romanzo "Per un'ora di nuoto", visitate i siti https://sottoilcielodelleande.wordpress.com ehttp://www.matiskloedizioni.com/perunoradinuoto

 
 
 
Contenuti correlati: 
Informazione al servizio della comunità e per essere comunità, da sempre questo è lo stile inconfondibile de L'Eco del Chisone: con l'emergenza Coronavirus, ora più che mai, lo sentiamo come un dovere non solo nei confronti dei nostri lettori, ma di tutti i cittadini. Perché solo insieme ce la faremo.
Paola Molino