Il Forte di Fenestrelle insieme al suo territorio: presentati gli studi per lo sviluppo del bene faro
"Territorio" è stata una delle parole più ripetute questa mattina accanto a "Forte di Fenestrelle" nel corso della presentazione ai portatori di interesse dello studio realizzato dal Comune e finanziato da Compagnia di Sanpaolo con 80mila euro scandire il recupero strutturale e funzionale della fortezza e un piano di marketing che veda la principale attrazione turistica dell'area Pinerolese al centro di un prodotto turistico di area vasta.
Collaborazione, coinvolgimento, lavoro di rete. Tutte parole chiave della mattinata che stanno a indicare la direzione presa: «Siamo qui per iniziare il viaggio - ha detto il sindaco di Fenestrelle Michel Bouquet -. O meglio, per il proseguimento dello sviluppo del forte di Fenesterelle come bene faro, che l’associazione Progetto San Carlo ha salvato e gestito per 30 anni. Per renderlo un volano per il territorio».
L'idea è di trasformare i 50mila visitatori annui segnalati al Forte in turisti che si fermino a dormire e vivere il resto del territorio, moltiplicando le presenze ad ogni pernottamento. Il Pinerolese ha già cominciato a muoversi compatto in quella direzione con il cammino "Le Strade dei Forti", progetto sempre sostenuto da Fondazione Compagnia di San Paolo, e che punta a un turismo slow e immerso nelle comunità locali, favorendo consapevolezza negli abitanti e ricadute sulle economie locali.
Gli interventi nel segno della cooperazione
Nella sala di Porta Reale del forte San Carlo è intervenuto anche l'assessore Regionale Gianluca Vignale che ha ricordato gli ultimi finanziamenti veicolati dalla Regione Piemonte di 700mila euro per i recuperi del forte delle Valli e 400mila per l'illuminazione e la sorveglianza, ma ha aggiunto: «Non abbiamo nessun interesse che il forte rimanga un museo di se stesso, bellissimo ma scollegato. Vogliamo che diventi motore di attrazione per il territorio. È un bene collettivo che deve essere qualificato e restituito ai piemontesi.».
Il consigliere regionale Paolo Ruzzola ha parlato di «un progetto positivo che dimostra che quando il territorio sa fare sistema si ottengono risultati».
L'Uncem è intervenuta con il presidente nazionale Marco Bussone e il presidente regionale Roberto Colombero. Quest'ultimo ha detto: «È un bene così importante che necessita di un coinvolgimento totale». E ha aggiunto una riflessione sul modello di sviluppo: «Triplicare le presenze è fondamentale. Ma lo è anche come questo diventa patrimonio per la comunità. Come si finisca col trovare non solo un luogo da visitare ma una valle da vivere, che è il valore aggiunto».
Patrizia Giachero, presidente del GAL Escarton e Valli Valdesi ha proseguito il ragionamento: «Ci occupiamo di territorio. Di rendere le valli attrattive per la residenza oltre che per il turismo. Lavoriamo nella direzione del turismo slow. Il forte per questo va benissimo»
Il presidente dell'associazione Progetto San Carlo Onlus, Juri Bossuto, «Che tanti enti siano qui rappresentati, in questa sala che 30 anni fa non aveva nemmeno il tetto, ci fa sentire meno soli. Il calore di oggi è un abbraccio che ci rende più stabili. La fortezza ammalorata è un bene comune. Lo Stato tramite il Demanio ne è il proprietario, quindi appartiene a tutti. Guardiamo al futuro a quando la fortezza sarà recuperata tutta e sarà enorme contenitore di eventi, magari tante realtà ospitate qui. Che sia un cammino lungo e fruttuoso».
Rossana Turina del Consorzio Turistico Pinerolese, che ha presentato proprio nella stessa sala il cammino "Le Strade dei Forti", ha ribadito l'idea di coinvolgimento delle comunità e della loro salvaguardia: «Il Consorzio turistico deve lavorare insieme a tutti gli attori del territorio per portare fuori da qui la conoscenza e attrarre viaggiatori, termine più slow, che preferiamo a "turisti". Stiamo organizzando incontri per parlare con la comunità e con tutti gli operatori, per favorire la consapevolezza delle comunità la conoscenza dei prodotti, senza cambiare le nostre abitudini che sono la ricchezza dei territorio».
Danilo Breusa, presidente dell'Unione dei Comuni delle Valli Chisone e Germanasca, ha ripetuto che «il lavoro di rete è necessario», ricordando al contempo che «Se siamo qua oggi lo dobbiamo all’associazione del forte» e ha aggiunto «Oggi è il momento di vedere questi studi per crearci un ragionamento».
Dopo tante dichiarazioni di coesione e collaborazione a livello di territorio di valle e pinerolese, Marco Bussone ha chiuso gli interventi alzando ulteriormente lo sguardo: «Questo percorso non può essere confinato un una valle o due. Mi piacerebbe che avesse più valore anche per Torino. Il Forte è importante quanto il Museo Egizio o la Venaria Reale. È tutto da costruire. Come? È questa la grande sfida. Compagnia di Sanpaolo ci aiuti a uscire da questa logica di Comune o di valle. È una sfida di tutto il Piemonte e la città di Torino deve avere una parte forte nel costruire legami veri».
In collegamento c'erano anche due funzionarie del Catasto di Torino e Allegra Alacevich di Compagnia di San Paolo.
Il piano di marketing
Paola Romero, direttrice dello studio Chintana, ha presentato i risultati del Piano di Marketing elaborato dopo avere ascolato tanti portatori di interesse del territorio nel corso di una progettazione partecipata, facendo sintesi delle tante riflessioni ascoltate tra amministratori, operatori e altre figure locali.
«Il Forte, creato come struttura militare per tenere fuori e separare, nel sentimento di tutti gli enti partecipanti deve diventare elemento per portare dentro e unire», ha detto Romero, ricordando proprio l'esperienza del Cammino Le Strade dei Forti, nato da una condivisione di territorio che tutti hanno evidenziato e da cui si può ripartire.
Gli obiettivi del piano di marketing sono tre: mettere il forte al centro di una programmazione culturale che unisca tutte le forze del territorio e ambisca a una dimensione internazionale; consolidare i legami tra forte e paese, nato proprio al servizio del forte, come fornitore delle guarnigioni; individuare alcune nuove funzioni che possano supportare il suo ruolo di bene faro di espressione locale ma di portata universale.
Ne è nato uno studio che punta ad avvicinare il paese, a coinvolgerlo in percorsi da e per il forte, rivedendo le aree di sosta, fornendo occasioni per visitare il centro storico e le sue attività e prevedendo pannelli, anche animati. Più complessa e dibattuta è l'idea di avviare la riflessione per realizzare una struttura ricettiva nel forte, partendo magari da una piccola foresteria a supporto inizialmente delle attività culturali nel forte. «In prospettiva tutti segnalato che forte è location eccezionale» ha proseguito Chintana. Potrebbe essere potenziato l'uso del forte anche per eventi privati, «che non significano sfruttamento dei luoghi ma una gestione a supporto del territorio». Per esempio? «Organizzare matrimoni con un sistema che coinvolta produttori e realtà locali per allestimento e forniture, come fa il Castello Sforzesco di Milano con il suo albo dei fornitori, scelti perché locali e sostenibili, che avrebbero così opportunità di crescita».
Lo studio sulle strutture
«Questo forte va prima di tutto salvato. Il secondo studio serve a individuare le criticità strutturali. Una road map che se arrivassero soldi per il recupero si sappia già di cosa stiamo parlando» ha detto il sindaco, introducendo Elvio Rostagno, architetto dello studio Archingeo, che ha coinvolto cinque studi professionali e dodici architetti. Ne ha presentato gli esiti con i colleghi Michele Fornero e Patrizia Alliaud.
Primo passo: sono state recuperate e catalogate tutte le documentazioni, progettazioni, studi e tesi di laurea conservata dalla direttrice del forte Mara Celegato. Poi un lavoro enorme: l'intera piazzaforte è stata monitorata e mappata per avere un quadro dello stato di conservazione e degli investimenti necessari, pezzo per pezzo, assegnando un valore economico a ciascun intervento nel caso si punti alla semplice messa in sicurezza per farci passare il percorso turistico o a una ristrutturazione funzionale a un utilizzo particolare, con tutte le finiture. Alliaud ha illustrato lo studio di fattibilità per il recupero del quartiere basso, un progetto vero e proprio diviso in tre lotti, realizzabili anche in momenti diversi. Primo: la regimazione delle acque (220 mila euro). Secondo: il consolidamento dei solai rimasti interi (800mila euro) collegandoli con passerelle e mantenendo la possibilità di cogliere la grandiosità dell'edificio dalla terra al tetto nei punti in cui sono crollati. Terzo: la creazione di una sala finita di 100 metri quadri per mostre o altre attività.
Rostagno ha aggiunto un paio di proposte: «Il sistema di catalogazione mette in luce le strutture,. Sarebbe opportuno un ulteriore approfondimento sulle mura esterne e il sistema di regimazione delle acque. A giugno l'ITS avrà qui uno stage di cento studenti che verranno a rilevare tutto il forte a costo zero, soprattutto dei due aspetti che ho detto».
Inoltre ha aggiunto: «I grandi edifici hanno la fabbrica. La fabbrica del duomo di Milano, per esempio. Il forte dovrebbe avere la sua: qualcuno che lavora con una spesa annua contenuta per iniziare a fare manutenzione programmata, partendo da poche persone e cifre contenute. Senza, non potrà mai contenere i danni».
Il futuro del forte
Resta da capire quale potrà essere il futuro del forte dal punto di vista della proprietà e della gestione, a partire dalla scadenza della concessione demaniale all'attuale gestore, l'associazione Progetto San Carlo, attiva ancora per un paio d'anni. Sono in corso interlocuzioni tra gli enti per valutare se la proprietà possa passare a enti territoriali come il Comune o l'Unione dei Comuni, nell'ottica di favorire le attività di collaborazione e coinvolgimento locale e ottenere gradualmente il volano territoriale auspicato negli studi.
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Paola Molino