I Brocchi sui blocchi: il punto di vista sul'arrampicata che spopola
Un movimento fatto di persone, legami, luoghi e talenti, che come spesso accade trova nuove narrazioni anche sui social. Proprio da Instagram è partita la storia dei "Brocchi sui Blocchi", progetto nato per gioco nel 2016 e che oggi è un profilo da oltre 36mila followers e anche una newsletter, un podcast e un libro. Sui loro post si racconta l’arrampicata degli "scarsi", quella costellata di fallimenti e frustrazione, ma che pure appassiona e spinge a continuare, un insuccesso dopo l’altro.
«Tutto è partito da un gruppo WhatsApp, nel quale ci mettevamo d’accordo per andare a scalare – ci spiega il bresciano Amedeo Cavalleri, anima e voce del collettivo -. Un giorno, ad una gara amatoriale di bouldering organizzata in un Comune sul Lago di Garda, un amico mi chiede: “Ma cosa ci andiamo a fare?”. E io rispondo: "Boh, i brocchi sui blocchi"». Il nome fa immediatamente presa, diventa prima quello della chat e poi di una pagina Instagram, ma dal mero racconto delle loro avventure in parete passa poco tempo perché diventi qualcosa di più grande: una comunità, una visione e un progetto, la cui forza risiede tutta nel punto di vista. Quello, appunto, di chi sta al livello più basso.

Perché se è vero che la roccia è un «luogo dove imparare e mettersi in discussione», non si può dimenticare che «l’arrampicata è tante cose: un gioco, un modo per stare con gli amici, una forma di espressione fisica ed emotiva, un contatto diretto con la natura - sottolinea Cavalleri -. Attraverso ciò che ci insegna, possiamo costruirci come persone e portare questa cultura nella vita di tutti i giorni. Imparando, ad esempio, ad accettare i fallimenti, a rispettare la natura e a goderci le piccole gioie della vita». Una filosofia prima ancora che uno sport, che vede le sue origini nel movimento hippie degli Anni Sessanta, allora in aperta contrapposizione al mondo dell’alpinismo eroico e al mito della conquista: chi arrampica non cerca la vetta, ma nuove vie e nuove sfide. «Nasce come controcultura, come fuga da ideali nei quali non ci si rispecchiava più - racconta ancora Cavalleri -. Negli anni l’arrampicata si è evoluta, ma rimane comunque una disciplina che allontana da tutto ciò che nella società ci mette ansia. Passando dal fallimento e dalla riscoperta del gioco».
IL LIBRO: ABITUATI A CADERE
Proprio di fallimento si parla in “Abituati a cadere” (De Agostini, 2024), il libro nel quale i Brocchi sui Blocchi hanno raccontato in modo corale le cadute, «ma anche la bellezza, l’amicizia, l’identità, l’ambiente e la ribellione. Dentro ci sono le nostre storie, che si intrecciano con riflessioni più grandi sul mondo dell’arrampicata e sulla società: in questo senso, è un libro generazionale (Cavalleri è nato nel 1992, ndr), che vuole soprattutto tentare di costruire una narrazione alternativa. Più onesta, più fragile e più libera. Per chi si sente un po’ fuori posto, per chi non ha mai vinto niente».
Lombardi, del Piemonte i Brocchi amano e frequentano soprattutto la Valle Orco, a nord di Torino e a sud del Gran Paradiso: è qui che si è sviluppata la corrente "Nuovo Mattino", ispirata al movimento nato nel Parco dello Yosemite nel "sessantotto della montagna", quando la ribellione era vestita di jeans, magliette e fasce colorati nei capelli. «Anche la Val Masino (Lombardia), dove è nato il sassismo, e la Valle della Sarca (Trentino), dove Bassi e Manolo hanno portato l'idea di arrampicata libera, sono fra i nostri "luoghi del cuore" - conclude Cavalleri -. Ma tutti i posti, soprattutto quelli vicino a casa, lo sono: qui possiamo scoprire noi stessi e noi stesse, attraverso questo bellissimo sport».
LO SBARUA ROCK TOUR SU L'ECO EXTRA IL 4 GIUGNO
I Brocchi sui blocchi mostrano un modo alternativo di parlare di arrampicata. Torneremo sul tema almeno due volte nei prossimi giorni anche sui nostri giornali cartecei (e in versione digitale) L'Eco del Chisone e L'Eco EXTRA, in edicola mercoledì 4 luglio.
Torna sul territorio la manifestazione dedicata a chi vive la roccia in tutte le sue declinazioni. È il climbing festival Sbarua Rock Tour, che il 14 giugno porterà scalatori alle prime armi e arrampicatori esperti al cospetto delle leggendarie pareti a ridosso del Monte Freidur. A organizzare è il team coordinato dall'asd Kuota Outdoor, che sul numero in edicola da mercoledì 4 giugno racconta non soltanto il dietro le quinte dell'evento, ma anche la storia di una passione che cresce e dilaga, tanto da creare sul territorio un vero e proprio movimento. L'intero numero de L'Eco EXTRA sarà dedicato all'outdoor: sport e turismo, anche culturale.
Su L'Eco del Chisone una storia di passione e scarpette, artigianlità e coraggio di mettersi in gioco. La storia di Arianna Gagliardi, risuolatrice di nicchia a San Germano Chisone.
Ci vediamo in edicola mercoledì 4 in allegato all'Eco del Chisone, o in abbonamento anche digitale (clicca qui per accedere).
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Paola Molino