Tribunale: tra procedimenti archiviati, prescritti e in corso, cosa resta a carico dell'ex direttore generale dell'Asl To3 Flavio Boraso
Un'indagine durata anni, chiusa col 415bis il 4 ottobre 2022 e un decreto di rinvio a giudizio del 28 giugno 2023 a firma del gup Alfredo Toppino. Oggi è in corso il dibattimento davanti alla Terza sezione penale del Tribunale di Torino: presidente Immacolata Iadeluca, a latere Federica Florio e Milena Chiara Lombardo. La prima udienza è stata il 12 marzo, a seguire 19 settembre e 3 ottobre, fino a quella di giovedì 14 novembre, ultima del 2023. Le prossime, saranno nel nuovo anno: 10 gennaio per la chiusura dell'istruttoria e 4 febbraio per le discussioni. Vedremo a quel punto se le giudici arriveranno a sentenza. Devono accertare se le procedure di affidamento di un mega appalto da 57 milioni per la fornitura di apparecchiature biomedicali furono corrette o meno.
Tra gli imputati anche Flavio Boraso, nome assai noto nel Pinerolese (e non solo), dove dal primo maggio 2015 al 31 dicembre 2020 fu direttore generale dell'Asl To3. Poi transitò ai vertici dell'Azienda sanitaria di Asti e qui rimase fino a febbraio 2023. Oggi ha lasciato il settore pubblico. Nell'attuale procedimento il sostituto procuratore Gianfranco Colace l'ha chiamato a rispondere di corruzione, turbativa d'asta e falso. Per conoscere la decisione della Terza penale, occorre attendere ancora qualche mese, ma da quanto emerso finora in aula nel corso delle quattro (lunghe e per molti versi assai confuse) udienze già svolte, l'impressione è che l'impianto accusatorio stia di fatto arrancando.
In aula il PPP del 2018
La vicenda giudiziaria è quella relativa a presunte irregolarità nelle procedure di partenariato pubblico-privato (PPP) per la fornitura di apparecchiature biomedicali all'Asl di Collegno e altre strutture. Un appalto da 57 milioni di euro, per la concessione di servizi di risonanza magnetica per gli ospedali di Rivoli e Pinerolo e di Tac per quello di Venaria su cui Colace puntò gli occhi ad inizio 2018 dopo aver ricevuto un'informativa confidenziale e un esposto dei consiglieri regionali Cinque stelle.
Cinque gli imputati, tra cui anche un maresciallo della Finanza e uno dei Carabinieri, ma su tutti proprio il manager Flavio Boraso (difeso dall'avv. Vincenzo Enrichens), accusato di turbativa d'asta e corruzione in concorso con Antonio Marino, legale rappresentante di Althea Italia (società leader nelle tecnologie biomediche e già presidente del comparto Sanità dell'Unione industriale di Torino), che a febbraio 2018 si aggiudicò l'appalto. Il primo avrebbe favorito il secondo, ottenendo in cambio un incarico per un'amica radiologa. Di fatto, da quanto emerso finora a dibattimento, persino da quel che hanno dichiarato i consulenti della Procura proprio nell'ultima udienza, non pare che le contestazioni formulate trovino riscontro probatorio. Non sembrano risultare irregolarità nelle procedure di gara (passate pure al vaglio dell'Autorità nazionale anticorruzione) o pressioni per improprie assunzioni. Al contrario i testi fin qui esaminati hanno ribadito che le tecnologie oggetto del PPP hanno portato risparmi economici all'Asl e benefici agli operatori sanitari e ai cittadini, permettendo pure «di affrontare il Covid con un'altra tranquillità», come ha ricordato Franca Dall'Occo, attuale direttore generale dell'Asl To3.
«Nessun elemento che confermi la sussistenza dei reati contestati (turbativa d'asta e corruzione, ndr)», ha sintetizzato l'avv. Mario Almondo che con il collega Paolo Pacciani difende Marino. Tanto che proprio Almondo il 14 novembre ha chiesto ai giudici (e la difesa Boraso si è associata) di pronunciare anticipatamente sentenza di assoluzione o di non luogo a procedere ai sensi dell'articolo 129 del codice di procedura penale. La Corte, dopo essersi rapidamente ritirata, ha respinto l'istanza: per la decisione dei giudici dobbiamo dunque aspettare febbraio.
Le vecchie inchieste, oggi chiuse: appalti e bandi ASL
Ci sono ancora altre due mega inchieste che hanno coinvolto l'ex direttore generale Boraso, entrambe molto vecchie, entrambe di recente concluse in via definitiva, entrambe transitate nelle mani del pm Colace. In una si parla di presunti illeciti commessi nel lontanissimo 2011 (avete letto bene, 2011). Una decina di appalti pilotati (era l'ipotesi accusatoria) all'Asl To1, To3 Pinerolo-Collegno e al S. Luigi di Orbassano, per un valore intorno al milione e 200mila euro. Colace cominciò ad occuparsene a seguito di un esposto presentato da una ditta esclusa dalla gara. Una trentina furono gli indagati, chiamati a rispondere a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d'asta, corruzione e falso. Tra questi, proprio Boraso, che nel 2019 ci aveva dichiarato: «I fatti contestati sono del 2011, quando ero direttore sanitario a Novi Ligure e neppure sapevo dove fossero Collegno e l'Asl To3». Oggi è tutto prescritto.
La seconda è quella che venne battezzata "Sanitopoli". Sei anni fa (novembre 2018) deflagrò travolgendo il gotha della psichiatria torinese. Venticinque indagati, accusati, a vario titolo, di corruzione, falso, truffa aggravata, turbata libertà del contraente. Il fascicolo parlava di (sei) concorsi truccati indetti tra luglio 2016 e gennaio 2017 per incarichi di vertice in campo psichiatrico, favori e clientele.
«Non è emersa la prova dell'accordo corruttivo tra le parti e conseguentemente della sussistenza del reato», hanno riconosciuto ora i pm Colace e Laura Longo, chiedendo al giudice di disporre l'archiviazione del procedimento. Ad inizio novembre il presidente dei Gip Vincenzo Bevilacqua ha accolto la richiesta della procura ed emesso un decreto che sul fronte dell'ipotizzata corruzione chiude il capitolo "Sanitopoli" con un lapidario "il fatto non sussiste". Quanto ai reati di turbativa e al falso, tutto prescritto, trattandosi di presunti illeciti risalenti al periodo 2015-2017 e mai arrivati alla fase processuale.
«Ho modo di ritenere - ha commentato il difensore, avv. Luca Paparozzi - che, avendo la stessa procura richiesto l’archiviazione di questo complesso e articolato procedimento, si palesi in maniera piena e completa l’assoluta correttezza del dott. Flavio Boraso quale direttore generale dell’Asl 3».
In foto, la maxi aula in cui si svolgono le udienze a carico di Boraso &C.
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Paola Molino