Beinasco, per il frigorifero "killer" processo a novembre: imputati due manager coreani del Gruppo Lg
Comincerà giovedì 13 novembre davanti ai giudici della Terza sezione penale del Tribunale di Torino il processo a carico dei due manager di Lg Electronics, filiale italiana della multinazionale sud coreana LG Group, noto marchio specializzato in prodotti di elettronica ed elettrodomestici. Sono chiamati a rispondere della tragica fine di Eliana Rozio, la professoressa 46enne che il 27 giugno del 2020, nel suo alloggio di Via Torino a Beinasco, morì in pochi istanti inalando cianuro dopo che il suo frigorifero (acquistato appena quattro anni prima e ancora in garanzia) si incendiò per un guasto elettrico della scheda elettronica di controllo. Era sola, perché i genitori con cui conviveva, erano in vacanza.
Ai due manager coreani, difesi dagli avv. Lorenzo Imperato del Foro di Torino e dalla legale milanese Francesca Scalzi, la pm Chiara Canepa contesta i reati di omicidio e incendio colposo, nonché di commercializzazione di prodotti pericolosi.
La data dell'inizio processo è stata decisa dal gup Vincenzo Bevilacqua al termine dell'udienza preliminare di mercoledì 23 aprile. La famiglia di Eliana Rozio (che insegnava lingue straniere alla Scuola Media di Vinovo, dov'era molto conosciuta) si è costituita parte civile col patrocinio degli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Alessandra Torreri.
Il consulente Marmo
«È stato evidente fin da subito che l'incendio fosse partito dal frigo - puntualizza l'ing. Luca Marmo, consulente tecnico della famiglia Rozio -. Poi è stato accertato che quel modello non rispettava i requisiti minimi di sicurezza antincendio previsti dalla normativa. Una perizia tecnica, svolta dal consulente del pm in contraddittorio con i consulenti delle parti, ha stabilito l'esistenza di due difetti: uno nella scheda elettronica e uno nella composizione delle schiume di coibentazione». Il coibentante poliuretanico utilizzato per realizzare l'isolamento termico, prosegue Marmo, «era da un lato capace di propagare il fuoco in misura molto maggiore rispetto al requisito di norma, dall'altro i fumi prodotti erano altamente tossici, perché contenenti elevate concentrazioni di monossido di carbonio e, soprattutto, di acido cianidrico, gas letale anche in piccolissime quantità, responsabile tra l'altro delle vittime dell'incendio del Cinema Statuto di Torino».
La famiglia
«Un dolore simile non deve più capitare ad altri: spero che il sacrificio di Eliana serva - dice oggi la sorella Tiziana - affinché nessuno altro debba più patire le stesse cose e rivivere dolori così strazianti. La sua morte non può essere minimizzata e ridotta a pura fatalità, perché così non è stato: questa tragedia poteva essere evitata».
Da questa convinzione è partita la battaglia della famiglia Rozio, i cui legali valuteranno anche la possibilità di un'azione inibitoria che «obblighi Lg a ritirare dal mercato gli esemplari ancora presenti nelle abitazioni, incominciando dall'Italia».
I legali di parte civile
«È doveroso utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla legislazione per prevenire lesioni o decessi», avverte l'avv. Renato Ambrosio. «La forma non basta: da aziende considerate le migliori sul mercato ci si attende altissimi livelli di qualità, livelli che devono essere onorati nella sostanza affinché si possa continuare ad essere considerati degni della fiducia dei consumatori», gli fa eco il collega Stefano Bertone.
«Il processo penale permetterà di fare piena luce sulla vicenda - conclude l'avv. Alessandra Torreri -. La sicurezza è garantita e sancita da leggi e protocolli che vanno rispettati, in caso diverso vi deve essere condanna che sanzioni il responsabile».
L'indagine chiamata a far luce sulla tragica morte della professoressa, dopo 5 anni ha dunque ripreso vigore. Inizialmente la procura aveva chiesto l'archiviazione del procedimento a carico della Lg, a cui i legali della famiglia (al tempo gli avv. Luigi Scaglia e Carmelo Scialò) nel luglio 2022 si erano opposti. Così l'inchiesta, affidata alla pm Canepa, è ripartita e ora è sbarcata in aula.
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Paola Molino