8 marzo, perché una giornata della donna serve ancora

8 marzo, perché una giornata della donna serve ancora
Venerdì 8 Marzo 2019 - 10:32

8 marzo. Restano da affrontare ancora tanti pregiudizi e si devono vincere ancora tante inerzie della società: che il genere definisca le persone e il loro destino, gli stereotipi di cui non ci rendiamo conto di essere ancora vittime, il gap degli stipendi tra uomini e donne, la pubblicità che solo in Italia - non altrove in Europa - ancora vende il corpo della donna come un bene di consumo.

La cronaca nera, con lo stillicidio di notizie sui femminicidi, sugli episodi di ordinaria violenza domestica, ci raccontano di una realtà sommersa dalla quotidianità in cui la violenza non è un atto sporadico ma un fenomeno ancora diffuso, di cui è difficile parlare. Difficile da ammettere anche a se stesse. La punta di un iceberg di una cultura e di una mentalità che ha tempi di assorbimento lentissimi e che la stagione dei diritti delle donne non ha che minimamente scalfito.

Poi c'è il piano dei diritti pericolosamente rimessi in discussione dalla politica. «Non dimenticate mai che basterà una crisi politica, economica o religiosa affinché i diritti delle donne siano messi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete stare attente alla vostra vita», sono parole di Simone de Beauvoir. Ecco allora che diventa importante vigilare affinché non si facciano passi indietro in nome di una concezione della famiglia come di un'isola «che il diritto può solo lambire, essendo organismo normalmente capace di equilibri e bilanciamenti». Sappiamo purtroppo che non è così.

Infine ci sono le donne migranti, di cui non ricordiamo a volte i volti, ma solo una presenza discreta, un'ombra. Le donne ucraine, moldave e rumene che per lavorare hanno lasciato le loro famiglie, i figli, alla cura delle loro madri, per accudire le nostre. Donne che frequentano le nostre case, come donne di servizio o badanti. Le donne che arrivano dal cuore dell'Africa, donne vittime di tratta che oggi qui provano a ripensarsi e a ripartire, sotto impietosi sguardi giudicanti. Cosa significa per loro avere dei diritti? Come ci vedono i loro occhi, cosa sognano per le loro figlie?

Una giornata delle donne serve, senza retorica, perché non è ancora il momento di abbassare la guardia.

Paola Molino

(L'articolo completo su L'eco del Chisone in edicola e nell'edizione digitale)

Foto di Dario Costantino
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