C'era una volta l'Università di Pinerolo

Pur usando un linguaggio tecnicamente prudente, i tre revisori dei conti del Cuea (Consorzio universitario di Pinerolo sorto 15 anni fa) non hanno avuto dubbi. «Nel caso in cui il Consorzio - hanno scritto mesi fa nella loro annuale relazione - non fosse in grado di avviare in tempi brevi nuovi progetti (…) la continuità aziendale verrebbe compromessa e sarebbe quindi necessario prendere senza indugio i più opportuni provvedimenti».
Si possono dare diversi interpretazioni ai "provvedimenti", senza escludere neppure la chiusura totale della struttura che appartiene al Comune di Pinerolo e che al Comune costa oltre 75mila euro all'anno. È vero che ci sono i soci del consorzio. Ma questi erano un'ottantina nel 2000, nel 2009 si sono ridotti a 54, a fine 2010 erano solo più quaranta. E l'emorragia potrebbe continuare.
Un anno fa, su queste stesse colonne, ponemmo una domanda: l'università di Pinerolo è un sogno infranto? Di fronte alla mancanza di uno o più progetti per garantire la continuità della struttura e quindi del Cuea, la risposta rischia oggi di essere sì, tranne che si voglia, ad ogni costo, continuare sulla china discendente iniziata due anni fa.
Se la Scuola universitaria, negli anni d'oro, vedeva anche settecento studenti, oggi gli studenti sono ridotti a poche decine. Tra un mese l'ultima sessione di esami. In tutto risulterano circa un migliaio gli studenti con diploma di laurea acquisita a Pinerolo.
Purtroppo il Cuea ha smarrito gran parte della vocazione per cui era sorto. Allora, a metà degli Anni '90, c'era una città convinta, il territorio sufficientemente rappresentato, promotori ed aziende che credevano nel progetto. Ma la riforma universitaria, con la contrazione delle sedi decentrate, unita alla mancanza di una nuova progettualità del Cuea, hanno appesantito una gestione diventata insostenibile. Ed il territorio, a queste condizioni, ci crede poco o niente.
Non si tratta ora di discutere sulle responsabilità della situazione che si è venuta a creare. Il problema è un altro. Occorrerebbe una serena valutazione, ma rapidamente, dei soggetti direttamente interessati - consorziati, ma anche chi è in grado di dare suggerimenti pratici - per valutare se esiste ancora una residua possibilità di ripresa. Con l'obiettivo di valorizzare una struttura che, altrimenti, potrebbe anche avere diversa destinazione. Non si può pensare di utilizzarla soltanto come location per qualche convegno o per sparute attività didattiche che al massimo possono impegnare poche aule. Lasciando l'ampio edificio di via Battisti (era la vecchia sede dell'Istituto Buniva) pressoché inutilizzato con costi certi, ma poca attività didattica.
Non era questa la finalità di chi ha creduto nel progetto della Scuola universitaria di Pinerolo che nell'Università doveva avere il primo referente.

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Paola Molino