Accordo sul Türck, 31 anni dopo

L'ultimatum del sindaco ha convinto i proprietari dissidenti

Il sindaco è soddisfatto pur sapendo che «l'istruttoria, a regia comunale - tiene a precisare -, non sarà semplice ne breve». Il suo invito a dare un'accelerata al recupero ed alla lottizzazione dell'ex-Merlettificio Türck ha sortito un qualche effetto se mercoledì 12, non era mai accaduto, la totalità dei soggetti attuatori (ovvero le società ed i privati proprietari dell'area) ha accettato il Piano degli architetti Arione e Geuna (l'ing. Ripamonti si occupa delle sistemazioni spondali) che delinea l'assetto dei 60mila metri quadrati tra corso Piave ed il Lemina, di cui lo storico "Follone" rappresenta il confine nord.
A Rasetto, Giustetto, Airaudo, Messina, Saluzzo ed altri (titolari del 70 per cento delle particelle di proprietà) che l'avevano sottoscritto si sono uniti Gallo, Luciano Trombotto e gruppo Annovati, fino a ieri contrari. D'ora in poi viaggeranno a braccetto? Forse; stando a voci di corridoio, la convergenza potrebbe incrinarsi già sulla conservazione totale o parziale del Türck, che non è architettonicamente vincolato ma bensì sottoposto a tutela ambientale.
«L'istruttoria adatterà il progetto allo schema urbanistico condiviso in più incontri con la Regione» si limita a commentare Guido Geuna, cautamente fiducioso.
Detto ciò la lettera di Covato, che lo scorso marzo sollecitava la presentazione del Piano minacciando, se no, un concorso d'idee ad iniziativa pubblica, ha evidentemente indotto i dissidenti a fare un passo indietro. «È tempo di chiudere una vicenda in ballo dal 1979 - ribadisce il sindaco -. Ora sono tutti d'accordo; lo considero un successo personale, ma se qualcuno si metterà di traverso non esiterò a riproporre il concorso d'idee».
La bozza esistente, suscettibile di adeguamento, prevede tra corso Piave ed il Lemina «undici condomini tra i cinque ed i sette piani - sintetizza Bruno Arione -, oltre all'ex-merlettificio che conserverà l'attuale facciata. L'unico sfondamento è previsto sul prolungamento di via Virginio, dove un ponticello varcherà il Moirano per dare accesso ad una retrostante grande piazza porticata». Il fabbricato che determinò il primo decollo industriale della città, fatto salvo il restauro, resterebbe dunque com'è nella parte "in vista", assumendo destinazione residenziale e commerciale. L'operazione nel suo insieme, grosso modo, prevede 32mila metri di superficie pavimentata. Troppi, secondo la sezione pinerolese di Italia nostra, che il 3 giugno, al Salone dei cavalieri, dirà la sua (che è anche la nostra, per quel che conta) proponendo una riflessione-dibattito sul "Türck tra memoria industriale e speculazione".
Arione (non tocca certo a lui entrare nel merito) anticipa cosa accadrà: «Si tratterà di inserire il progetto nel Piano regolatore (con il Comune ne abbiamo discusso a lungo), di adempiere all'ex-legge Galasso che pone vincoli nella fascia dei 150 metri dall'alveo del Lemina (sembrano pochi, ma coinvolgono il 75 per cento della superficie) e di approfondire con la Regione l'aspetto paesaggistico-ambientale, anche se dal 1º gennaio tocca alla Sovrintendenza decidere (Piazza Castello si limita a dare il parere e ad istituire la pratica)». Altro aspetto la sicurezza idraulica che imporrà difese spondali e di ripristini del ponte di via Serafino e dell'attraversamento ferroviario all'estremità di via Moirano.
Quanto ci vorrà? «Stando alle norme attuali il Pec potrebbe essere pronto tra un anno, anche se l'Amministrazione, suppongo, non mancherà di richiedere modifiche di carattere estetico». Non sarà troppo ottimista? «Talvolta i miracoli accadono».

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Paola Molino