Quando è il privato a vendere bistecche e bollito in nero

L'Associazione macellai pinerolesi reagisce alla crisi e si difende

«È inutile nascondercelo, anche per noi si tratta di un brutto momento, la crisi sta colpendo duro anche i consumi alimentari, la gente compra l'indispensabile soprattutto se è in offerta»: a parlare così è il presidente dell'Associazione macellai del Pinerolese, Mauro Fornero, a margine della conferenza stampa, tenutasi in municipio a Pinerolo, per presentare l'iniziativa "Borsa ecologica-Pasto conveniente»

«Il declino della figura del macellaio avvenuta nel corso degli anni si può riassumere guardando alla situazione di Pinerolo, trent'anni fa erano più di 50 le rivendite, oggi siamo rimasti in 18 e l'emorragia non si ferma» ci spiegava.

Colpa della grande distribuzione?: «In parte sì, ma nemmeno loro di questi tempi hanno motivi per sorridere, ma comunque non è il solo motivo». Ovvero: «Da una parte a deprimere ulteriormente la domanda contribuisce il cambio di abitudini: la carne fresca del macellaio non è più al centro dei gusti del consumatore che sempre di più opta per cibi confezionati, surgelati e precotti; dall'altra, ed è quello che più ci fa arrabbiare, c'è la concorrenza sleale».

A cosa si riferisce? «Mi riferisco agli agriturismi, che offrono carne non reperita localmente senza nemmeno pagare le tasse come un normale ristorante, e poi c'è il fenomeno sempre più invadente della macellazione privata».

Di cosa si tratta? «La legge consente che un privato allevi o dia da allevare un animale e poi lo faccia macellare da un professionista. Tutto legale, e non ci sarebbe nulla da dire se questo venisse fatto per consumo personale, ma di fatto questa pratica alimenta un vasto mercato nero: basti pensare che a Pinerolo vengono macellati da privati 800 capi, più di noi macellai messi assieme, che arriviamo intorno ai 750».

Cosa pensate di fare? «Per quanto riguarda i consumatori abbiamo intenzione di rivolgerci alle scuole per far capire ai giovani quanti tipi di carne ci sono, oltre la classica fettina, e il valore del nostro lavoro. Per quanto riguarda il resto, chiederemo alla nuova Giunta regionale delle modifiche alle norme che tutelino di più noi e il consumatore».

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Paola Molino