ORBASSANO: ASSOLTO IL PADRE DENUNCIATO PER PEDOFILIA

Sentenza del Tribunale di Pinerolo: il fatto non sussiste
A portarlo in giudizio, l'ex-moglie - Una separazione intrisa di rancori e veleni

ORBASSANO - Assolto perché il fatto non sussiste. È finita così, nel pomeriggio di lunedì 22 febbraio, la vicenda giudiziaria di un quarantenne orbassanese denunciato dall'ex-moglie per molestie sessuali ai danni del figlio. Seconda udienza in rito abbreviato, davanti al giudice di Pinerolo Alberto Giannone.

Assolto. Processo concluso. Ma tanti, pesanti, strascichi ancora aperti. Perché se pure il giudice sentenzia che non hai abusato di tuo figlio, l'ombra di un'accusa tanto infamante resta. Te la porti appresso. Se la portano appresso i tuoi famigliari, gli amici. In fondo in fondo, negli angoli più appartati delle loro menti rimarrà il dubbio. E nei ricordi di quel bimbo rimarranno i volti e le domande dei consulenti, dei giudici, della Polizia giudiziaria. Di tutta quella pletora di figure che ruotano intorno ad ogni caso di abuso. Vero o presunto che sia.

Avrai un bel dire che quella storia se l'era inventata la tua ex-moglie e che a tuo figlio non hai mai rivolto carezze indecenti. Intanto restano quei due anni e quattro mesi lontano dal ragazzino. Un padre cui il Tribunale dei minori ha tolto la patria potestà. Fin dall'ottobre 2007, quando l'ex-moglie sporge denuncia. Molestie. Gliele aveva confidate il suo bimbo, racconta la donna, a giugno di quell'anno. Perché non rivolgersi subito agli inquirenti? Se lo è chiesto, evidentemente, anche il giudice. Un lasso di tempo "sospetto", tanto più che a settembre alla donna vengono liquidati 50mila euro per la separazione. Una causa di divorzio ancora in corso, nell'ambito della quale è stato chiesto un risarcimento danni da 100mila euro.

Intanto per Mario (nome di fantasia, come si usa dire) il processo penale si è risolto con una vittoria. In carcere non era mai finito, si era sempre dichiarato innocente e «tale è», si limita a dire il suo difensore, l'avvocato torinese Pierfranco Bertolino. Un «povero padre tirato per i capelli», in una vertigine di rancori pesantissimi, tradimenti più o meno fondati, sostanziose rivendicazioni economiche.

Separazioni altamente conflittuali. Come ce ne sono mille. Con denunce usate come bombe, in guerre senza esclusione di colpi, in cui piovono sospetti e frecce avvelenate. Sul campo ci restano tutti. Ma soprattutto i più piccoli, trasformati in strumenti di vendetta.

Non sarà di sollievo a Mario sapere che, come scrive il criminologo milanese Luca Steffenoni in "Presunto colpevole", «nella classifica degli abusatori di minori si collocano, con un sorprendente 80 per cento, i padri separati denunciati dall'ex-moglie in concomitanza o immediatamente dopo la richiesta di divorzio».

Mario, insomma, è in "buona" compagnia, ma ora ha altro a cui pensare. Dovrà, sempreché il Tribunale dei minori revochi il suo provvedimento, provare a ricostruire il rapporto con quel figlio che gli è stato tolto. Un "buco" di quasi due anni e mezzo. Lungo, lunghissimo. Per fortuna il ragazzino non ha perso allegria e buon umore. Va bene a scuola e non manifesta tensioni. Sarà anche per quello che Giannone non ha ritenuto credibile il racconto della mamma. «Non commento - fa sapere Mauro Anetrini, legale di parte civile -. Non commento mai le sentenze: aspettiamo le motivazioni (il giudice si è riservato 60 giorni, ndr) per proporre eventuale appello».

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Paola Molino