Il Museo valdese, dalle valli al mondo

La vocazione territoriale e, al contempo, internazionale del complesso museale di Torre Pellice (6.000 visitatori l'anno)
Due sezioni: storica ed etnografica - Un progetto culturale, prima che un'esposizione - La formazione dei volontari

Le immagini che restano negli occhi, durante una visita distratta, sono le gigantografie di Charles Beckwith, il generale benefattore; del colportore, il venditore di Bibbie; della maestra, che insegna a leggere per dare a tutti l'accesso diretto al Libro. Icone imprescindibili, ça va sans dire.

Ma il Museo valdese di Torre Pellice va ben al di là di una galleria di suggestioni da cartolina. È parte essenziale di un vero progetto culturale, che ha trovato nei vecchi locali del Convitto valdese una collocazione fisica unitaria: qui hanno sede la biblioteca, la Società di studi valdesi, gli archivi.

Lo stesso Museo ha due sezioni: quella storica, che è anche la più antica, nata addirittura nel 1889; quella etnografica, inaugurata nel 1991, che illustra la vita delle valli. Il legame con il territorio è avvertito come una priorità: «Crediamo nella promozione integrata» afferma la direttrice Donatella Sommani. L'esempio di "Pinerolo e le valli. Cammini di libertà e cultura" lo dimostra. «Sarebbe bello trovare metodologie nuove per valorizzare il patrimonio culturale del Pinerolese. Collaborare con le altre strutture museali sarebbe essenziale nella formazione degli operatori: si potrebbero creare virtuose sinergie per l'impiego di figure professionali specializzate».

Daniele Arghittu (continua)
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