Quando l'informazione è drogata

Gli scoop ad ogni costo

Diceva domenica sera don Avagnina nel corso della celebrazione, a Pinerolo, del patrono dei giornalisti: «C'è oggi una ricerca spasmodica dello scoop ad ogni costo». Soprattutto quando si tratta di scoop che tali non sono cercando, subdolamente, di forzare la mano. Anche perché la lettura di un giornale avviene soprattutto per i messaggi che i titoli possono dare. Infatti, soprattutto nel caso dei quotidiani, più che di lettura possiamo parlare di "presa visione". Spesso infatti i quotidiani si guardano soltanto; la lettura, approfondita, è fatto raro.

Mi viene allora un dubbio: che la crisi della stampa quotidiana in Italia sia anche causata dal tipo di informazione che si fa. Abbiamo quotidiani con un'ottima grafica, il full color che ha preso piede un po' ovunque, la distribuzione è capillare ma i contenuti? Si passa spesso al commento di fatti che neppure vengono illustrati e documentati. Il lettore può farsi un'opinione più per riflessi condizionati per il corsivista di turno, spesso senza conoscere la sostanza del problema.

Può essere una spiegazione - certo non l'unica -. Ma i dati sono allarmanti per i quotidiani. Vado indietro nel tempo: è il 1992. I dieci maggiori quotidiani denunciavano una diffusione di poco superiore a 3.600.000 copie giornaliere. Passano 17 anni ed oggi gli stessi quotidiani vendono solo più 2.800.000 copie. Hanno perso il 22 per cento dei lettori. "Repubblica" viaggiava a 700mila, oggi (dati di settembre 2009) è a 517.000; "Il corriere della sera" era a 677.000, oggi a 533.000; "La stampa" diffondeva quasi 420mila copie, oggi a fatica arriva a 300mila. Altri quotidiani hanno dimezzato quasi le loro copie, come "Il secolo" di Genova o "L'unità".

E non è neppure questione di crisi economica perché la perdita di copie dei quotidiani - i giornali che rispetto ai settimanali o ai mensili puntano di più allo scoop urlato ad ogni costo - è stata progressiva nel corso degli anni. Forse, con un po' di umiltà, anche editori e giornalisti dovrebbero riflettere sui motivi di questa crisi e non solo dar colpa all'informazione su Internet.

Parlavo di scoop ad ogni costo. È il caso ad esempio de "La stampa" che nella sua storia recente è sempre andata alla ricerca delle "capitali" di qualcosa. Tre anni fa identificò in Pinerolo la "capitale degli spinelli" e per suffragare quella tesi (tutta da dimostrare) scrisse anche che «… il curling potrebbe aver contribuito all'escalation delle canne». Ora invece è la volta di Torino capitale europea dei drogati che spendono (più corretto scrivere "spenderebbero") quattromila euro al mese, più che a Londra, Amsterdam o Vienna. Notizia allarmante, solo che poi si scopre tra le righe che per arrivare a questa conclusione si fa riferimento a 100 interviste, praticamente lo 0,01 per cento della popolazione torinese.

È come intervistare quattro persone a Pinerolo per capire i loro orientamenti e sparare in prima pagina un bello scoop in base ai risultati acquisiti. Ma questo non è uno scoop. È solo disinformazione.

Informazione al servizio della comunità e per essere comunità, da sempre questo è lo stile inconfondibile de L'Eco del Chisone: con l'emergenza Coronavirus, ora più che mai, lo sentiamo come un dovere non solo nei confronti dei nostri lettori, ma di tutti i cittadini. Perché solo insieme ce la faremo.
Paola Molino