Omicidio del Crò: Barotto condannato a trent'anni
Trent'anni di reclusione: si è concluso così, poco prima delle 15:30, dopo oltre tre ore di Camera di Consiglio, il processo in Corte d'Assise (presidente Alessandra Salvadori) per Stefano Barotto: 71 anni a dicembre. Il 18 ottobre dello scorso anno aveva ucciso a fucilate Assuntino Mirai, in borgata Mercateria, sul crinale montuoso che collega Pinasca con Villar Perosa e S. Pietro. Poco distante dalla piazzetta del Crò.
Tra 60 agiorni avremo le motivazioni, ma quel che sappiamo fin da ora è che i giudici hanno fatto cadere l'aggravante dei "futili motivi", evitando così a Barotto la più pesante pena dell'ergastolo. Quella che invece avevano invocato sia la pm Rossella Salvati, sia le parti civili, che questa mattina avevano ribadito le modalità con cui il delitto si è consumato. «Un gesto lucido, freddo e spietato: una vera esecuzione mafiosa - ha stigmatizzato l'avv. Scaramozzino che, con la collega Lavezzari assiste moglie e figlie della vittima -.Un gesto brutale e bestiale che non merita attenuanti». E di fatto la Corte non ha concesso alcuna attenuante a Barotto, come invece il suo legale, avv. Paolo Galvagno, aveva chiesto, pur sperandoci assai poco, vista la dinamica del delitto che lasciava pochi marigini difensivi.
Dopo il verdetto di fatto sa bene di aver incassato il miglior risultato possibile, che gli lascia qualche spazio di manovra per ottenere magari misure meno pesanti per un uomo ormai anziano e in condizioni di salute non certo perfette. Resta una grande tragedia, che si riverbera su tante famiglie. Ne parleremo più diffusamente su L'Eco del Chisone in edicola mercoledì.
Nella foto di Costantino, l'abitazione di Mirai.
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Paola Molino