Firme false, Giovine condannato nove anni dopo la vicenda di Porte

Venerdì 15 Novembre 2013 - 18:58

Nove anni dopo le elezioni di Porte del 2004, e il caso delle firme false imputate alle liste di Pasquale Macchia, eletto sindaco, e Michele Giovine, che finì in minoranza, ieri è stato il giorno della verità per la vicenda analoga che rischia di mettere in crisi un'amministrazione ben più rilevante dal punto di vista politico: quella della Regione Piemonte governata da Roberto Cota. La Cassazione, infatti, ha confermato per Michele Giovine, leader della lista "Pensionati per Cota", la condanna a due anni e otto mesi per le firme false a sostegno della sua lista. Si riapre, quindi, al Tar, la partita sull'annullamento del voto richiesto da Mercedes Bresso.

Le firme false portesi, invece, restarono "presunte" perché entrambi i capi lista poterono scegliere l'oblazione. Per il sostituto procuratore Francesco La Rosa Michele Giovine aveva falsificato le firme di tre candidati e le autentiche della sua lista. Ma una sentenza di assoluzione o di condanna non c'è stata mai, visto che una legge del 2004 aveva depenalizzato il reato, consentendo di estinguerlo a fronte di un semplice pagamento (l'oblazione, appunto). Così Giovine nel marzo del 2006, chiamato a rispondere dei falsi di fronte al giudice Alberto Giannone, preferì mettere mano al portafogli: quattromila euro, più 2.400 e rotti per la perizia calligrafica e 22 per le marche da bollo. Tutto finì lì, vista anche la decisione presa dal Tar l'anno prima di respingere il ricorso di Laura Zoggia contro l'elezione di quel Consiglio comunale.

Ben diversa la situazione attuale in Regione: «Ci sono voluti nove anni ma dopo le delusioni del 2004 e del 2005 ho ottenuto ieri soddisfazione almeno dal punto di vista morale», commenta oggi Zoggia, tornata primo cittadino di Porte. «Alla fine questa condanna mi ripaga di tutta l'amarezza che ho patito nel 2004. Anche all'epoca se non ci fosse stata la depenalizzazione del falso credo che sarebbe finita diversamente». Un'amarezza che Zoggia riferisce pure alle elezioni regionali del 2005: «Anche in quel caso per la lista di Giovine si sollevarono molti polveroni, ma non si andò fino in fondo. Forse perché quella volta i voti presi non furono determinanti».

l.p.
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Paola Molino