La busta paga del soldato: il salario dei militari dopo che la legge li ha trasformati in operatori professionisti

"Tranta soldi non fanno due lire"! È la frase di un celebre canto alpino che narra la storia di un padre e di una madre costretti a vendere mucca e maiale perché il figlio è stato chiamato alle armi. La ferma obbligatoria per i ragazzi "abili e arruolati" costituiva in passato un problema finanziario non indifferente per la famiglia. Per il mancato guadagno nei 18 mesi e più di ferma, e per la somma esigua rappresentata dal soldo militare. Insufficiente a svolgere una vera funzione retributiva, anche se, nel periodo di "naja", il soldato viveva nutrito e vestito a spese dello Stato.
Dagli «otto soldi giornalieri» ricordato dalle reclute degli Anni ’40 alla "deca", chiamata così perché pagata ogni dieci giorni, si è passati a importi di 1.270 lire per il soldato e 1.350 per il caporale, rimasti in vigore fino agli Anni '70. Successivamente, si è passati alla diaria rimasta in uso fino a prima dell’adozione del servizio permanente. Un massimo equivalente a 150-200 euro mensili.
Dal 1995, con l’immissione in servizio dei militari in ferma biennale, si parlerà di "salario" dei militari. Un percorso che si completerà in via definitiva nel 2004 con l’approvazione della Camera dei deputati nella seduta del 29 luglio 2004 del disegno di legge relativo alla "Sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva e disciplina dei volontari di truppa in ferma prefissata". Muore così definitivamente il tradizionale servizio militare, lasciando il posto alla figura del soldato professionista. La ferma prevista sarà di un anno o, attraverso un concorso, di quattro. La retribuzione con la promozione a caporale arriverà a circa 800 euro mensili. Lo sbocco naturale della carriera per i vincitori del concorso per la ferma quadriennale sarà quella del servizio permanente nel ruolo Graduati.

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Paola Molino