Chi ha visto L'aratura di Delleani

Rubata nell'86 dalla Collezione civica di Pinerolo

È un dipinto del 1878 di Lorenzo Delleani (1840-1908), rubato il 1º settembre 1986 dalla Collezione civica d'arte di Palazzo Vittone a Pinerolo, ad essere ancora in cima all'elenco delle opere da ricercare tra quelle sottratte nel capoluogo.

I Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale non si sono ancora rassegnati a dare definitivamente per dispersa questa piastrella di piccole dimensioni (misura 10x10) che è intitolata "Aratura in Sardegna", pur a distanza di quasi 25 anni dalla sua sparizione. I due cavalli ritratti mentre tirano un aratro guidato da un contadino, con in basso a sinistra un carrettino con il fieno, potrebbero infatti sbucare un giorno all'improvviso e tornare a far bella mostra di sé nel museo.

È questo uno degli oltre quattromila oggetti asportati dai ladri nei Comuni del Pinerolese scelti a campione, i quali negli ultimi trent'anni (da quando cioè esiste la banca dati) hanno visto presi di mira innanzitutto i luoghi e le case di proprietà privata (116 i furti denunciati), seguiti dalle chiese (72 incursioni).

In molti casi gli oggetti trafugati avevano un valore non particolarmente elevato, né in termini economici né sotto il profilo artistico, ma lo scempio è stato comunque grande. Soprattutto se si tiene conto non solo della rilevanza venale dell'oggetto, ma anche della sua importanza testimoniale e storica per il luogo da cui è stato sradicato. Sia esso pubblico o privato.

Che cosa è stato rubato? Un po' di tutto. Basta scorrere, ad esempio, l'elenco delle cose asportate a Pinerolo negli ultimi trent'anni, per rendersene conto.

In cima ci sono le opere di ebanisteria (179 mobili o simili), seguite dagli oggetti di chiesa o di culto (61), pitture (37), vasellame (37), beni librari (11, ma questo settore è di interesse crescente per i lestofanti), orologi (10), sculture (8), armi artistiche (7), oreficeria (3), numismatica (2) e arte tessile (1). Seguono altri reperti di varia natura, ma nessuno di provenienza archeologica.

Forse, in quest'ultimo caso, perché ad alimentare quel mercato clandestino sono soprattutto i tombaroli, o forse perché chi eventualmente se li è visti rubare ha preferito tacere e non denunciare il furto per evitare magari di trovarsi di fronte a domande imbarazzanti sulla provenienza di quel vaso antico che aveva preso il volo dalla vetrinetta del salotto.

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Paola Molino