Biomasse, ma le masse non ci sono

Si moltiplicano i progetti di nuove centrali ma non c'è la materia prima
I nostri boschi potrebbero alimentare una sola centrale - L'Acea propone

L'area boschiva del Pinerolese delle Valli Chisone, Pellice, Germanasca e Lemina, assieme alle ramaglie dei pioppeti della pianura ed alle futuribili piantagioni di pioppelle, sono in grado di alimentare le cosiddette centrali a biomasse che come funghi sembrano spuntare sul territorio del Pinerolese? Domanda che poniamo a Paolo Terzolo, forestale, che per incarico dell'ex-Comunità montana Val Chisone e Germanasca si è occupato di boschi e della possibilità di sfruttarli. «Certamente no, anche se qualche potenzialità ci sarebbe. Ciò che al momento manca è un'agenzia del territorio che si occupi dell'intera filiera. Le 20–30mila tonnellate di combustibile all'anno necessari per fare funzionare una centrale medio-piccola non sono poca cosa».

La difficoltà di trasformare il bosco in ricchezza nasce anche dalle troppe competenze che si intersecano: Uffici forestali, Corpo forestale, Beni ambientali e alla frantumazione delle proprietà, con proprietari anche difficilmente reperibili, soprattutto nelle basse valli. Qualche riordino c'è stato con la nuova legge regionale riguardante le aree boschive, la 6/09, che ha giusto un anno. Vengono previste ed incentivate forme di gestione forestale consorziate anche senza il consenso del proprietario irreperibile. Ovviamente tutto questo deve essere un'operazione minimamente vantaggiosa per chi abbatte. L'Ipla (Istituto piante da legno e ambiente) ha quantificato il prezzo dei cascami di legno per biomasse in 80 euro alla tonnellata. Prezzo eccessivamente strabordante rispetto ai 30-35 euro alla tonnellata di quello che proviene dall'estero (Est Europa e Francia). Una media abbordabile tra il minimo del mercato e il massimo suggerito dall'Ipla la propone l'Acea, che a questi scopi intende proporsi come agenzia del territorio, oltre che intenzionata a realizzare una centrale di cogenerazione per potenziare il teleriscaldamento a Pinerolo. Riferisce il presidente, Roberto Prinzio: «Pensiamo ad un prezzo reale di 50 euro alla tonnellata, che moltiplicati per le 20.000 tonnellate necessarie in un anno fa un milione di euro, che rimarebbero sul territorio e potrebbero dare lavoro ad una ventina di persone». «In questi termini è un'operazione sostenibile - conclude Terzolo –. Fuori da ogni possibilità però pensare di alimentare altre quattro-cinque centrali solo con legno nostrano».

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Paola Molino