Pinerolo, in Piazza Facta le "ragioni dei 5 sì" per i Referendum dell'8 e 9 giugno

Pinerolo, in Piazza Facta le "ragioni dei 5 sì" per i Referendum dell'8 e 9 giugno
Sabato 10 Maggio 2025 - 12:54

Cgil, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, AVS Alleanza Verdi Sinistra, Rifondazione, Anpi; sono questi i gruppi e le sigle politiche e sindacali aderenti al "Comitato del Sì" che hanno organizzato e svolto una prima mattinata di informazione tenutasi oggi, sabato 10, in piazza Facta. Tema: "Le ragioni dei 5 sì", ovvero la campagna di informazione e mobilitazione che il comitato ha avviato per sostenere i cinque referendum abrogativi dell'8 e 9 giugno.

In quelle date gli italiani saranno chiamate alle urne per esprimersi su cinque temi fondamentali: quattro quesiti che riguardano il lavoro e uno sulla cittadinanza. 

 

QUESITO 1: Reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo (scheda verde)

Il primo quesito referendario - che avrà scheda di colore Verde -  riguarda la disciplina dei licenziamenti introdotta dal Jobs Act nel 2015, in particolare per i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato.  Attualmente, il lavoratore (assunto dopo l'entrata in vigore del Jobs Act) di un'azienda con più di 15 dipendenti, licenziato senza giusta causa, non può tornare nel suo posto di lavoro: ha solamente diritto a un indennizzo economico predeterminato. La mancata possibilità di reintegro al lavoro, anche nel caso in cui si dichiari ingiusto il licenziamento, ha certamente influito sui rapporti di forza tra lavoratore e datore di lavoro. Secondo la Cgil, ad oggi sono oltre 3 milioni e 500mila i lavoratori penalizzati e ovviamente sono destinati ad aumentare nei prossimi anni. Il quesito propone quindi di tornare al sistema precedente al Jobs Act, ripristinando la possibilità per il giudice di ordinare il reintegro in azienda anche per chi è stato assunto dopo il 2015, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Dunque, chi è d'accordo con l'abrogazione e vuole tornare al sistema precedente al Jobs Act dovrà votare SÌ. Votando NO  le attuali regole del Jobs Act restano in vigore.

 

QUESITO 2: Indennità di licenziamento nelle piccole imprese (scheda arancione)

Il secondo quesito – presentato su scheda di colore Arancione - riguarda sempre i diritti dei lavoratori, in particolare delle piccole imprese, con meno di 16 dipendenti, per i quali chiede la cancellazione del tetto all’indennità. Attualmente, in caso di licenziamento illegittimo, una lavoratrice o un lavoratore può ottenere al massimo 6 mensilità di risarcimento. Questo tetto fisso, secondo i promotori del referendum, limita fortemente le possibilità per il giudice del lavoro di valutare la gravità del licenziamento e di disporre un risarcimento equo. Questa è una condizione che tiene i dipendenti delle piccole imprese, che secondo la Cgil sono circa 3 milioni e 700mila, in uno stato di forte soggezione.  Obiettivo del referendum, quindi, è innalzare le tutele di chi lavora, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite. Se siete d’accordo ad abrogare il tetto fisso per le indennità, così che il giudice potrà decidere l’indennità senza tetti imposti dalla legge, dovete votare  SÌ. Votando NO rimarranno i limiti massimi di risarcimento attuali.

 

QUESITO 3: Limite ai contratti a termine e proroghe successive (scheda grigia) 

Il terzo quesito - presentato su scheda di colore Grigio -punta ad abrogare alcune delle attuali regole, introdotte dal Jobs Act del 7 marzo 2015, sull’utilizzo dei contratti a termine, che oggi li rendono stipulabili fino a 12 mesi senz’alcun obbligo di causali (cioè senza indicare un motivo specifico) che giustifichino il lavoro temporaneo da parte del datore di lavoro, nemmeno in un eventuale confronto davanti al giudice del lavoro, e di prorogarli o rinnovarli  dopo il primo anno con causali molto ampie, spesso definite direttamente dalle parti. Norme che, sono in molti a sostenerlo, favoriscono contratti precari. In Italia circa 2 milioni e 300mila persone hanno contratti di lavoro a tempo determinato. Il quesito propone di eliminare questa possibilità, rendendo quindi obbligatoria la presenza di una causale giustificativa fin dall’inizio del contratto a termine e limitando l’autonomia delle parti nel definirla, incentivando forme di lavoro più stabili e garantite. Votando SÌ: le aziende dovranno sempre motivare l’uso del contratto a termine, anche per durate inferiori a 12 mesi. Votando NO: si continuerà a poter fare contratti brevi senza obbligo di causale.

 

QUESITO 4: Sicurezza sul lavoro e responsabilità nei casi di infortunio (scheda rossa)

Il quarto quesito – scritto suscheda di colore Rosso -  interviene in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in particolare per  la tutela dei lavoratori negli appalti e la responsabilità in caso di infortuni sul lavoro.  Un tema cruciale e di drammatica attualità come ci rivelano purtroppo quotidianamente le cronache delle morti sul lavoro: in Italia nel 2024 sono morti sul lavoro quasi mille persone, in Italia ogni giorno tre lavoratrici o lavoratori non tornano a casa dopo il turno di lavoro. La normativa attuale stabilisce che il committente (cioè chi ordina a una persona di svolgere un certo lavoro) è responsabile in solido con l’appaltatore e i subappaltatori per i danni subiti dai lavoratori non coperti da Inail o Ipsema (Istituto di Previdenza per il Settore Marittimo). Tuttavia, esclude tale responsabilità quando il danno è causato da rischi specifici dell’attività dell’appaltatore o del subappaltatore, limitando così l’obbligo del committente. Il quesito propone di abrogare la norma vigente che esclude la responsabilità solidale del committente con l’impresa appaltante e subappaltatori negli infortuni sul lavoro, inclusi tutti i casi di infortunio che coinvolgono i lavoratori dipendenti dell’appaltatore o del subappaltatore. In altre parole, si vuole rendere il committente sempre co-responsabile degli infortuni, anche se questi derivano da situazioni che attualmente rientrano nella sola sfera dell’appaltatore. Votando SÌ il committente potrà essere corresponsabile per tutelare maggiormente i lavoratori.  Votando NO il committente continuerà a non rispondere per questi casi.

 

QUESITO 5: Cittadinanza italiana dopo cinque anni di residenza consecutiva (scheda gialla)

Il quesito numero 5 - che ha scheda di colore Giallo -  contiene una proposta di "Più Europa".  Nasce per consentire ai cittadini stranieri di ottenere la cittadinanza italiana in tempi più brevi di quelli attuali: da 10 a 5 anni, consecutivi, a patto però di soddisfare alcuni criteri: la conoscenza della lingua e l’assenza di precedenti penali. Al momento in Italia, gli stranieri riescono ad ottenere la cittadinanza italiana solamente in alcuni casi: se ce l’hanno almeno il padre o la madre o se si vive stabilmente nel nostro Paese da almeno 10 anni.  Il tema, secondo i promotori avrebbe un effetto diretto su circa due milioni e mezzo di persone, ma anche uno indiretto sui figli e figlie minorenni che vivono con loro. In Italia ci sono migliaia di persone, soprattutto giovani, provenienti da Paesi extracomunitari, che vivono, studiano e lavorano in questo Paese da anni ma che ancora oggi restano esclusi dalla piena partecipazione alla vita democratica del Paese. La politica italiana ha più volte affrontato il tema della cittadinanza, ma proposte come lo Ius soli e lo Ius culturae non sono poi andate a buon fine. Il quesito referendario riporta la questione in primo piano, con un’iniziativa che chiede una cittadinanza che rifletta la realtà del Paese. Votando SÌ basteranno 5 anni per ottenere la cittadinanza italiana. Votando NO resterà l’attuale soglia dei 10 anni.

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Paola Molino