Morte e rinascita: la storia di Dorino Piccardino, atleta e gran lavoratore, sempre al servizio della collettività

Morte e rinascita: la storia di Dorino Piccardino, atleta e gran lavoratore, sempre al servizio della collettività
Domenica 7 Aprile 2024 - 09:05

 Difficile che nel Pinerolese ci sia qualcuno che non ha mai sentito il nome di Dorino Piccardino. A fine febbraio un bruttissimo problema cardiaco l'ha costretto a un ricovero d'urgenza in Ospedale e a un'operazione al cuore di cui i medici non davano certezza di riuscita e di sopravvivenza. Lui ce l'ha fatta. «Sarà dura» , dice. Tutta in salita. Ma Dorino alle salite è molto abituato, e alle fatiche pure. Non si è mai tirato indietro, da quando era capo squadra, sempre a disposizione, all'ufficio Lavori pubblici del Comune di Pinerolo, l'ente per cui ha lavorato 32 anni. O quando si trattava di organizzare eventi sportivi: uno per tutti, il più celebre e ancora oggi in auge, il Tour dell'Assietta in Mountain Bike. O attivo organizzatore nell'associazione 'Le ciaspole' insieme al compianto Tonino Chiriotti, quando di 'ciaspole' ancora in Piemonte non si parlava. Una volta in pensione, nel 2014, in prima linea nella squadra Manutenzione sentieri del Cai. Questo e molto altro. «Solo il giorno prima del malore avevo passato la giornata a liberare i sentieri intorno a Casa Canada dagli alberi abbattuti da vento e neve: tutta la giornata con la motosega, bagnato fradicio per la pioggia. Poche ore dopo non riuscivo nemmeno a salire le scale di casa e venivo ricoverato in ospedale» . Oggi, in una stanza di Villa Serena a Piossasco, si racconta, con la determinazione e la grinta di sempre. Ma con la flebo che, per ora, non lo lascia libero come (certo) vorrebbe. A seguire, alcuni stralci dell'intervista pubblicata su L'Eco del Chisone di mercoledì 3 aprile.

RISALITA DURA E VALORE DELLA RINASCITA

«Sto facendo passi da gigante, pur essendo consapevole che la risalita è dura. Oggi vado, vado pure a dei corsi di cardiochirurgia per capire quale sarà il futuro». Le notizie che sente, ammette, a volte lo lasciano «un po' turbato, ma ce ne faremo una ragione. Questa rinascita avrà un prezzo», ma anche un valore aggiunto: «Quello di assaporare molto di più le cose che prima io facevo di corsa e adesso le farò più lentamente e magari con uno spirito diverso, vedendo ciò che non riuscivo a vedere prima, anche nelle persone. Mi sta succedendo già fin d'ora».

«IL DORINO CHE AVETE CONOSCIUTO NON ESISTERÀ PIÙ»

Ora, a poco più di un mese dal complesso intervento eseguito all'Ospedale Mauriziano, Dorino lo ripete: «Sto bene. Mi devo solo rassegnare a una lenta ripresa, ma la mia non è rassegnazione. Ormai è una consapevolezza». Con una certezza: «Il Dorino che voi conoscete non esisterà più, perché sarà un Dorino diverso» . E qui esce una riflessione che nessuno si aspetterebbe, emergono aspetti dell'uomo assai diversi dall'immagine che tutti ne hanno.

«Il vecchio Dorino è morto, e forse ne sono contento, perché era competitivo. Voleva sempre strafare, arrivare prima degli altri, dove gli altri non arrivavano. La mia vita è sempre stata, nello sport o nel lavoro, sempre in competizione con qualcuno. Questo mi ha portato molti risultati in atletica e nel mountain bike, e mi ha dato anche tanti stimoli nell'organizzare delle manifestazioni, dalle ciaspole al Tour dell'Assietta che è una delle cose cui tengo di più». «In passato ho fatto tanto volontariato e penso che proprio questo stimolo sarà ancor più forte. Magari lo farò in maniera diversa, più attenta più concreta, meno appariscente».

«RINATO GIÀ DUE VOLTE: UNA TERZA NON SARÀ POSSIBILE»

«Pochi minuti mi sono bastati per arrivare dalla vita alla morte. Già mi era successo 25 anni fa: la caduta da un albero mi aveva provocato una grave lesione, mi avevano dato per spacciato. Ora ho avuto, per la seconda volta, la possibilità di rinascere e questo vorrà ben dire qualcosa. Vorrà ben dire che bisognerà che io dia più retta alla vita, perché sennò forse una terza possibilità non mi sarà data. A volte la vita ti mette alla prova: una, due, ma tre volte sarà impossibile» .

 

Alberto Maranetto
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