Fusione dei Comuni: il dibattito si riapre. Gli incentivi nella Regione Piemonte e i precedenti nei nostri reportage

Fusione dei Comuni: il dibattito si riapre. Gli incentivi nella Regione Piemonte e i precedenti nei nostri reportage
Venerdì 2 Dicembre 2022 - 16:17

Ieri il sindaco di Pragelato Giorgio Merlo, consigliere nazionale Anci, ha invocato - rivolto al Governo Meloni - un «salto di qualità» sulla riforma degli anti locali, chiedendo di ripristinare le Province dopo «il clamoroso fallimento della legge sulle Comunità montane», di riformare l'abuso d'ufficio per i sindaci e l'autonomia economica dei Comuni, e anche di «favorire e incentivare con misure adeguate e pertinenti il capitolo della "fusione" dei Comuni».

Un tema, quello della fusione, che torna periodicamente alla ribalta, quando gli enti comunali, soprattutto i più piccoli, finiscono strangolati da costi, carenza di risorse, spopolamento, difficoltà a garantire i servizi essenziali. È successo anche due settimane fa, quando il sindaco di Pinerolo Luca Salvai, ha riaperto il capitolo "fusioni tra comuni" sollecitato dal nostro giornale in seguito al question time della sua Giunta con gli abitanti della frazione di Baudenasca, iquali si chiedevano se non fosse meglio essere accorpati al Comune di Macello, una realtà più piccola e per certi versi più simile alla loro rispetto a Pinerolo. Del resto la fusione dei Comuni era stata inserita dall'attuale maggioranza di Pinerolo nel programma elettorale, rivolgendo però lo sguardo soprattutto verso il vicino Comune di San Pietro Val Lemina.

Già la settimana scorsa l'ex deputato Merlo aveva raccolto l'invito ad affrontare il tema, anzi lo aveva rilanciato, agganciandosi all'iniziativa del sindaco della «città capofila». Aveva parlato di «una consapevolezza nuova che da soli non si può andare avanti» riscontrata nei sindaci del territorio e aveva elencato i tanti problemi da affrontare per un piccolo Comune, soprattutto se montano: economici, gestionali, nella definizione delle politiche di area vasta, come il turismo, e via dicendo. Ne abbiamo parlato sul settimanale di mercoledì scorso (qui si può accedere alla versione digitale). Salvai ha annunciato un dibattito pubblico a gennaio.

 

I PRECEDENTI (RIUSCITI E NO)

Oggi Merlo sostiene che sia «necessario affrontare l'argomento, prima che le fusioni vengano imposte dall'alto». Ma il Comune di Pragelato era già stato protagonista di un dibattito sulla fusione con la vicina Usseaux nel corso della precedente legislatura (con l'amministrazione guidata da Monica Berton). Era l'inizio del 2018. Ci furono un paio di incontri pubblici molto partecipati - nel video qui sotto, un'ampia sintesi di quello del 10 febbraio 2018 a Usseaux -, con il sindaco Andrea Ferretti che spiegava perché era importante parlarne, e numerosi interventi critici verso l'idea stessa di una eventuale fusione tra Usseaux e Pragelato. Dalla discussione scaturì una forte opposizione da parte dei cittadini e l'argomento fu del tutto congelato. Nemmeno oggi Merlo si azzarda a fare riferimento diretto a quell'ipotesi specifica. L'argomento, calato nel concreto, rischia ogni volta di scatenare dei gineprai.

 

Ma cosa comporta la fusione? Perché è una pratica che lentamente sta prendendo piede? Con il nostro mensile L'EM (predecessore di L'Eco EXTRA) eravamo andati a vedere cosa succede nei Comuni che la fusione l'avevano appena fatta. Il reportage ci aveva portati nel Verbano, in valle Antrona, dove i Comuni di Seppiana e Viganella da un paio d'anni si erano uniti nel nuovo Comune di Borgomezzavalle. Il risultato: un paese di 320 abitanti. «Non siamo riusciti a convincere gli altri due Comuni della valle, saremmo arrivati a 1000», aveva detto l'intraprendente sindaco Alberto Preioni, già vicepresidente della Provincia VCO, oggi capogruppo della Lega nella maggioranza del Consiglio Regionale del Piemonte. Da quel reportage erano emerse tutte le opportunità e i rischi della fusione, tra necessità economiche dei Comuni e opportunità di una miglior amministrazione, sinergie tra centri vicini e rischio di perdere la propria identità.

GLI INCENTIVI ECONOMICI
La Dgr del Piemonte del 4 agosto 2016 ha fissato i criteri per i contributi ai Comuni a seguito di fusione. Il contributo una tantum è basato su due criteri: il numero dei Comuni originari, con 50mila euro per 2 Comuni, 65mila da 3 a 5 Comuni, 85mila oltre i 5, cui si sommano 25mila euro di contributo fisso per i Comuni risultanti fino a 1000 abitanti oppire 20 euro per abitante da 1001 a 3000, 15 euro da 3001 a 5mila e un contributo fisso di 80mila euro oltre i 5mila. Il contributo annuo sarà il 20 per cento dell'una tantum. Un ulteriore icentivo del 10 per cento viene assegnato per due anni in caso di disavanzo finanziario di almeno uno dei Comuni originari.

Ad oggi le fusioni in Piemonte sono state 21 con la soppressione di 42 Comuni. In Provincia di Torino sono state solo due: Val di Chy e Valchiusa entrambe avvenute nel 2019 a seguito dei previsti referendum e della procedura. Il tema è ben più antico. Con L'Eco Mese eravamo già stati nel lontano 2006 a Montiglio Monferrato, Comune nato nel 1998 dalla fusione di Montiglio, Colcavagno e Scandeluzza, pioniere delle fusioni in Piemonte. Nel frattempo il mondo è cambiato e lo è anche il contesto delle istituzioni locali. Ma c'è da scommettere che molte di quelle argomentazioni sviscerate in tutti questi casi precedenti tornino in auge nel dibattito che verrà.

Luca Prot
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