"Angeli e Demoni": depositate le motivazioni della sentenza Foti

"Angeli e Demoni": depositate le motivazioni della sentenza Foti
Giovedì 10 Febbraio 2022 - 17:13

 A fronte di una sentenza che ha chiuso in primo grado una vicenda processuale dal risalto come poche altre, le motivazioni depositate dal giudice Dario De Luca, gup del Tribunale di Reggio Emilia, appaiono quasi scarne. Trenta pagine appena per ricostruire l'intera storia di "Angeli e demoni", inchiesta dal nome ormai iconico relativa a un presunto giro di affidi illeciti a Bibbiano e in Val d'Enza, e dar conto dei verdetti decisi l'11 novembre dello scorso anno per coloro (due dei 19 rinviati a giudizio) che avevano optato per il rito abbreviato. L'una è l'assistente sociale emiliana Beatrice Benati, assolta dopo quasi due anni e mezzo di terribile gogna mediatica perchè "il fatto non sussiste". L'altro, considerato dagli inquirenti il personaggio chiave della controversa vicenda, è di Pinerolo: il dott. Claudio Foti, 70 anni, psicologo, psicoterapeuta e formatore assai noto non solo a livello italiano, direttore scientifico del Centro Studi Hansel e Gretel di Moncalieri. A novembre venne condannato a 4 anni di reclusione per abuso d'ufficio e lesioni per aver provocato ad una ragazzina gravi danni psichici proprio attraverso le sedute di psicoterapia che avrebbero al contrario dovuto aiutarla a superare profondi traumi subiti nell'infanzia. Assolto invece dall'accusa più grave, quella che a giugno 2019 aveva fatto scattare per lui le misure cautelari ai domiciliari.

Il Gup: "Investigazioni meticolose"

Il giudice De Luca si era riservato 90 giorni per le motivazioni: ora sono arrivate anche quelle. In premessa, il gup ribadisce che "le investigazioni, meticolosamente svolte dai carabinieri della sezione di Pg, abbiano permesso di disvelare una complessa, continuativa ed insistita attività illecita legata al delicato tema degli affidi di minorenni". Poi entra nel merito delle singole accuse rivolte a Foti che, ricordiamolo, erano tre.

Partiamo dall'abuso d'ufficio (in concorso con altri tra cui il sindaco Pd di Bibbiano Carletti) "per aver sistematicamente esercitato attività di psicoterapia presso La Cura di Bibbiano, in assenza di una regolare procedura ad evidenza pubblica" (cioè senza gara d'appalto). Nel merito il giudice puntualizza che "il servizio di psicoterapia veniva affidato di fatto al Centro Hansel e Gretel in spregio alle regole contenute nella normativa... che  l'imputato senza dubbio partecipava attivamente alla realizzazione di tale affidamento", grazie al quale "si procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale".

Seconda accusa: la frode processuale "per aver alterato lo stato psicologico di una minore" per trarre in inganno Ctu e magistrati di Bologna che si occupavano del suo caso. E qui, dice il giudice, Foti deve essere assolto perché il fatto non costituisce reato. Altro discorso invece per la terza imputazione, vale a dire i danni psicologici (disturbo di personalità borderline e depressione) che la sua terapia "suggerente e suggestiva", messa in atto con "modalità pregiudizievoli" e attraverso "un errato utilizzo dell'Emdr (la macchinetta dei ricordi, ndr)", avrebbe prodotto sulla ragazzina. E tutto questo, a detta del giudice, Foti l'avrebbe fatto con dolo: volontariamente avrebbe fatto del male a una sua giovane paziente.  Un'accusa infamante per chi, come lui, ha dedicato 40 anni di vita alla professione e che lo psicolgo pinerolese ha sempre respinto con forza. «Rifarei tutto quello - aveva ribadito in una lunga video intervista rilasciata al nostro giornale -: speravo di dimostrare la mia innocenza già in primo grado, lo farò in appello». Oggi, con i suoi difensori, il legale romano Giuseppe Rossodivita e il fiorentino Andrea Coffari, è al lavoro per studiare nei minimi dettagli le motivazioni con cui il gup ha deciso di condannarlo a 4 anni.

Gli altri imputati

Mercoledì 8 giugno andranno invece a processo tutti coloro che hanno preferito la strada del rito ordinario (compresa Nadia Bolognini, moglie di Foti e psicologa pure lei): saranno 17, mentre altri 5 per cui la procura (pm Valentina  aveva chiesto il rinvio a giudizio sono già stati prosciolti dal gup in fase di udienza preliminare. Un procedimento giudiziario senz'altro "maxi", e non solo nei numeri: un centinaio i capi d'imputazione globalmente e a vario titolo contestati, 48 parti offese, 155 testimoni e 27 avvocati.

In foto il Tribunale di Reggio Emilia.

L.S.
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Paola Molino