Lupi: «La più grossa predazione in Val Chisone». Ma il gregge non era custodito

Lupi: «La più grossa predazione in Val Chisone».  Ma il gregge non era custodito
Lunedì 29 Giugno 2020 - 16:06

«Un disastro, la più grossa predazione che si sia vista in Val Chisone», così il veterinario dell’Asl TO3 Mauro Bruno, descrive la predazione avvenuta sabato notte ai danni di gregge di 240 pecore, razziato da un branco di lupi lungo la strada dell’Assietta in località Piano di Cerene. Insieme al personale del Parco Naturale Alpi Cozie e della vicina Azienda faunistica, l'Asl sta ancora contando le vittime. Già una quarantina quelle accertate, ma alcune decine mancano ancora all’appello.


Solo alcune pecore sono state predate. Molte sono morte tentando di scappare: cadute nel dirupo, soffocate in un anfratto sotto una roccia per la pressione delle altre pecore, in alcuni casi soppresse nell’impossibilità di recuperarle. Erano state portate lì  sabato mattina. La predazione è avvenuta sabato notte. Meno di 24 ore sono state sufficienti per il branco di almeno 4-5 lupi, particolarmente motivati nel periodo della cucciolata, e senza cani da guardiania, né recinti elettrificati né pastori con cui fare i conti: secondo i primi accertamenti, l’azienda di Alessandria aggiudicataria dell’alpeggio del Comune di Usseaux aveva stretto un accordo con il pastore del gregge più  vicino per dargli un’occhiata.

 

Quest’ultimo si trovava in linea d’aria a 500 metri di distanza. Sta lì da un mese con 1.500 pecore custodite e difese dai cani. E non ha subito nemmeno una predazione. Lo conferma anche un comunicato dei Carabinieri forestali: «Nella stessa zona sono presenti altri allevamenti che adottando le precauzioni del caso, non hanno mai subito danni come quello appena descritto».

 

«Posso dire che ultimamente stavo accertando solo predazioni da una pecora per volta - spiega il veterinario -. L’ultima, in Val Troncea. Il proprietario  si era già segnato il numero, perché non stava bene. Il lupo in pratica ha risolto un problema». Così accade  sempre più spesso. A meno che il gregge sia lasciato incustodito, se non per delle semplici reti, facilmente sfondate dal gregge impaurito. «In un territorio come il nostro - avverte il veterinario - non è ammesso portare animali senza adottare tutti i sistemi di prevenzione previsti e indispensabili». 


Sull’accaduto potrebbe essere aperta un’indagine  da parte delle autorità, mentre i Carabinieri forestali hanno già emesso un comunicato stampa. Ciò che è certo è che la ditta proprietaria degli animali non si è presentata in zona nemmeno il giorno dopo, mentre avveniva la rimozione delle carcasse. E che il gregge era assicurato.

Luca Prot
Foto di Emanuela Calzavara
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