A Cavour, strascichi di una campagna elettorale velenosa

A Cavour, strascichi di una campagna elettorale velenosa
Venerdì 31 Maggio 2019 - 13:31

A Cavour non si parla che di quello: il sostegno sempre assicurato, ed ora ritirato, da parte della famiglia Genovesio ad una serie di classiche iniziative organizzate in paese. È di martedì scorso, 28 maggio, la comunicazione che tra i premi previsti (da oltre un mese) per la Pedala Cavour di domenica prossima, non ci saranno più i previsti buoni pasto per un pranzo alla Locanda La Posta. Marcello Bruno, presidente della Pro loco che, com'è tradizione ormai da 40 anni, organizza l'apprezzato appuntamento ciclistico, da noi interpellato conferma che quei buoni sono stati cancellati («non sono più validi», dice), ma è ben lungi dal voler polemizzare con i Genovesio, con cui l'associazione ha proficue collaborazioni da tanti anni. Saltato pure il prossimo pranzo comunitario dell'Oratorio, da vent'anni offerto dalla storica famiglia cavourese. Quanto al catering al Palazzetto, previsto per il Raduno interregionale dei Fanti in calendario domenica 9 giugno, «Genovesio ci ha comunicato che ha avuto un imprevisto e non riesce ad avere il personale sufficiente a garantirci il servizio», puntualizza Ettore Felizia, presidente del gruppo che quest'anno festeggia i 25 anni di fondazione. «Grazie all'interessamento proprio di Chicco Genovesio, abbiamo però già trovato un'alternativa», aggiunge Felizia.

Tant'è. Sicuramente la riuscita di tutte le manifestazioni in programma sarà ottima, ma quel che lascia basiti è che i cambi di programma siano arrivati proprio questa settimana, a poche ore da una sconfitta elettorale che per Giovanni Genovesio è stata assai bruciante. Le urne hanno consegnato un risultato schiacciante (con una perentuale di 70 a 30 non può essere definito diversamente) a favore di Sergio Paschetta, che ora è il nuovo sindaco e, tra l'altro, è pure il genero di Giulio Brarda, vice presidente Pro loco. E allora, si sa come va, vien spontaneo pensare che tante coincidenze siano sospette. Chicco Genovesio ha forse messo in campo una serie di ritorsioni per "vendicarsi" dello schiaffo elettorale, si chiedono in molti? «Assolutamente no - replica lui - la politica non c'entra affatto. Mi trovo in imbarazzo se si fa un abbinamento del genere, tra la mia attività di imprenditore e quella di amministratore. Le decisioni di oggi derivano da scelte aziendali, di strategie pubblicitarie che non riteniamo più vincenti: il risultato elettorale non c'entra nulla. E poi purtroppo abbiamo avuto una serie di problemi con lo staff che ci hanno messo in difficoltà sul lavoro», chiarisce Genovesio. «Su un punto non transigo: il rispetto per me, la mia famiglia e le mie aziende. Vorrei che finisse questa campagna denigratoria in cui siamo stati apostrofati come affaristi e mafiosi. Per quanto mi riguarda, continuerò a far politica a Cavour, con la schiena dritta e la testa alta». In foto, Cavour vista dalla Rocca.

Lucia Sorbino
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Paola Molino