Nuova legge elettorale per andare al voto?

Due proposte alternative

Tra quindici mesi, sempre che il Governo Monti non si dimetta prima, torneremo alle urne. Ma con quale sistema?
Quello attuale che toglie agli elettori la possibilità di scegliere i candidati perché imposti dai partiti o con un nuovo sistema ancora tutto da costruire?
Su questo problema abbiamo chiesto due interventi: a Guido Bodrato, ex-ministro Dc ed ex-europarlamentare, e a Elvio Fassone, già senatore nel collegio di Pinerolo.
C'è un aspetto che tuttavia è stato dimenticato anche nell'ottica di una riduzione dei costi della politica: il numero dei parlamentari attualmente, 630 deputati e 315 senatori. Potrebbero essere tranquillamente ridotti di numero, anche con competenze diverse tra Camera e Senato e con un risparmio di centinaia di milioni di euro.

 

Bodrato

Proporzionale,
una scelta
corretta

Sono un convinto sostenitore della proporzionale, poiché rispetta il pluralismo politico che caratterizza la società italiana ed esalta la centralità del Parlamento, nel rispetto della Carta costituzionale. Riconosco tuttavia che la legge proporzionale sperimentata dalla Prima repubblica deve essere “corretta” con una clausola che eviti la frantumazione della rappresentanza parlamentare, oppure con un premio di maggioranza a favore del partito – o dell'alleanza – che supera il 50 per cento dei consensi elettorali, al fine di garantire la stabilità del Governo. L’esperienza europea dice che è preferibile la prima via, e che comunque non si deve assegnare questo premio a coalizioni che ottengano meno del 50 per cento dei voti, come invece accade con il “porcellum”, poiché in questo modo - con questo bipolarismo - si rafforza la tendenza alla personalizzazione della politica, si diffonde il trasformismo, si favorisce la degenerazione della lotta per il potere. (approfondimenti nell'edizione in edicola)

 

Fassone

Uninominale
a doppio
turno

Premessa: le elezioni non servono soltanto a fare un censimento delle preferenze politiche dei cittadini, se così fosse basterebbero i sondaggi. Servono anche a dare vita ad un Governo, possibilmente stabile, per attuare un programma. Allora un buon sistema elettorale deve cercar di raggiungere quattro obiettivi: offrire la massima rappresentatività alle forze politiche del Paese; favorire la stabilità del Governo; rendere praticabili le alternanze; infine dare ai cittadini la più ampia possibilità di scelta riguardo agli eletti.
Poiché il primo ed il secondo degli obiettivi sono tra loro antagonisti, ne discende che qualsiasi sistema elettorale sarà imperfetto e criticabile. Si tratta quindi di cercare il minor sacrificio possibile dei valori in conflitto. (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino