Non sia un Natale triste ma carico di speranza

Il messaggio del vescovo di Pinerolo

Riempie di stupore contemplare l'icona russa della Madre di Dio della tenerezza. La Madonna e il bambino Gesù sono teneramente abbracciati, con le mani vicinissime ai volti in intimo colloquio. Questo abbraccio traduce l'amore con tutte le sfumature più belle. È anche un gesto che esprime grande fiducia. Aggrappati alla madre non c'è più solitudine, né paura. In questo tempo di crisi, in cui sembra crollare ogni sicurezza per il futuro, l'icona del Natale ci aiuta a vivere nella speranza e nella certezza che Dio non ci lascia soli.
Natale è questa verità: «Dio ha tanto amato il mondo!» (Cf Gv 3,16). Augurare buon Natale significa, dunque, comunicare questa bella notizia. Nelle città, vulnerabili e malate, cresce violenza e intolleranza (vedi il caso di Torino e Firenze). La crisi ci fa sentire piccoli e indifesi. Abbiamo bisogno di un ancoraggio forte (le fragili braccia del bimbo al collo della madre) per non cadere nell'angoscia e nella depressione. C'è una sofferenza sociale causata dall'aumento di nuove povertà. La festa del Natale, comunicandoci la bella notizia che Dio è con noi, ci aiuta a rendere più umano questo nostro mondo con la medicina del "prendersi cura", cioè col portare i pesi gli uni degli altri. Ci vogliono nuovi stili di vita: frugalità, semplicità, essenzialità, umiltà, sacrificio, gioia di donare.
Un Natale diverso? Sì e no. Il Natale è sempre uguale, ma cambia il modo di viverlo.
Auguro buon Natale a tutti, in particolare a coloro che sono più colpiti da questa crisi e dalle misure drastiche prese per superarla. Voglio essere vicino agli operai della New Co.Cot di Perosa e a quanti sono a rischio di perdere o hanno già perso il lavoro, con un grande punto interrogativo sul futuro della propria famiglia. Per tutti non sia un Natale triste, ma carico di speranza.

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Paola Molino