Che cosa c’è dietro l’angolo?

Dopo Berlusconi

Il Cavaliere è convinto di potere approdare, con questo Governo, alla primavera del 2013; ed a quel punto di portare a conclusione la legislatura. «Se questo disegno si realizza – ha aggiunto Berlusconi – mi riprendo il partito, gli cambio nome e rivinco le elezioni». Ma tra i leader europei e tra i politologi cresce la convinzione che l’Italia vive già nel "dopo Berlusconi", anche se l’alternativa al berlusconismo appare incerta e l’opposizione resta divisa sul "che fare". La convinzione che siamo al dopo Berlusconi è stata rafforzata dal convegno che alcune associazioni cattoliche hanno organizzato a Todi, con l’obiettivo di porre fine alla marginalità dei cattolici nella vita sociale e politica del paese, di farli tornare protagonisti, dopo la diaspora provocata dal tramonto della Dc.
Il convegno di Todi è stato aperto da una "lectio magistralis" del card. Bagnasco, presidente della Cei, sul dovere dell’impegno dei cattolici, ma è stato caratterizzato anche dalla presenza di alcuni esponenti del mondo laico, da De Bortoli a Galli della Loggia, a dimostrazione che l’obiettivo dei promotori dell’incontro non è quello di dare vita ad un partito che rappresenti l’unità politica dei cattolici, ad una nuova Dc. Si tratta di recuperare l’esperienza di Sturzo e di De Gasperi (molte volte citati dai relatori), di ripensare la politica e di riportare la società italiana sui binari giusti, dopo il deragliamento provocato dal bipolarismo ed in presenza di una crisi sociale che rischia di riportare il paese alle tensioni degli Anni ‘80.
Dopo Todi la domanda che molti si pongono è questa: l’associazionismo cattolico ha progettato un partito od un movimento? In realtà questa questione resta senza risposta: le cose si sa come iniziano, non come finiscono. Cristoforo Colombo è partito per le Indie ed è finito in America, è approdato ad un continente sconosciuto. Di certo non può rinascere la Dc perché non si vede all’orizzonte un nuovo De Gasperi, anche se cresce il numero di chi ha nostalgia del passato.
Tuttavia non si può neppure pensare, come sembrano sperare alcune tendenze clerico-moderate, che i promotori del convegno si propongano semplicemente di sostituire Berlusconi alla guida di un partito cui ridare il compito di fermare "i comunisti", con un nuovo leader scelto tra i cattolici. Un recupero di moralità è necessario, ma non sufficiente. Non a caso uno dei più autorevoli esponenti delle associazioni riunite a Todi, ha ricordato che la storia del cattolicesimo politico si è già trovata al bivio tra Sturzo (il fondatore del popolarismo) e Gentiloni (l’artefice del "patto" con Giolitti). Se questo tornasse ad essere il bivio imposto dalla storia, i cattolici italiani dovrebbero scegliere la via del popolarismo, dell’autonomia e della laicità della politica, non quella del trasformismo e del clerico-moderatismo.
Quello di Todi non è stato peraltro l’unico nodo che si è fatto più stretto negli ultimi dieci giorni: la situazione economica e finanziaria si è aggravata, sia a livello globale che nazionale. Poi la manifestazione romana degli "indignados" è stata stravolta, nel suo vero significato, dalle devastazioni provocate dai "teppisti incappucciati" che ricercano solo lo scontro violento con le Forze dell’ordine. Il governo è parso incapace di difendere l’ordine pubblico, ma anche di rappresentare, a livello europeo, gli interessi nazionali.
Questa situazione costringe a pensare che il "dopo Berlusconi" si sta rapidamente avvicinando. Il fatto che si sia conclusa, dopo una ingiustificabile incertezza, la vicenda della nomina del governatore della Banca d’Italia, non basta a rimettere in sella il Cavaliere. Mentre è sempre più difficile prevedere ciò che c’è "dietro l’angolo".�

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Paola Molino