Un voto che indebolisce il Governo

Le elezioni amministrative, anche parziali, sono considerate come le elezioni di metà mandato degli Stati Uniti, cioè come una verifica per il Governo. Tuttavia questa volta è stato il premier a trasformarle in un referendum sulla propria persona, a farne un appello per la stabilità del Governo, a tentare di farle diventare – a Milano - il punto di forza del centrodestra. Berlusconi ha fatto questa scelta anche per mettere in ombra le questioni giudiziarie che stanno danneggiando la sua immagine e per spostare la polemica dalle vicende concrete del presente alle questioni ideologiche del passato.
In questa situazione le televisioni si sono concentrate su Milano, dove lo scontro è stato senza esclusione di colpi, dove Pisapia, l’avversario della Moratti, è stato demonizzato. Ma proprio a Milano, dove Berlusconi ha guidato personalmente la lista del Pdl, le cose sono andate male per il Cavaliere. Ed il declino di Berlusconi ha trascinato verso il basso anche la Lega.
Berlusconi ha perso consensi in molte città ed ora spera di recuperare posizioni nel ballottaggio. A Torino ed a Bologna la coalizione di centrosinistra ha eletto il sindaco al primo turno. Napoli e Milano decideranno al secondo turno, ma a Milano è probabile la vittoria di Pisapia.
Un'osservazione complessiva mette in evidenza un fatto: il blocco conservatore ha perso voti in quasi tutta la Padania, il vento del Nord ha soffiato nelle vele del Pd, da Torino a Trieste; questa volta anche la Lega è in difficoltà nelle regioni del Nord, dal Piemonte al Veneto.
La prima questione che ora si pone riguarda il Pdl: il "referendum" imposto da Berlusconi per radicalizzare lo scontro elettorale, ha indebolito il Governo. Se il Pdl non recupera con il secondo turno le posizioni che ha perso nel primo, la Lega sarà indotta a separare il suo futuro dal futuro di Berlusconi, ed il Pdl rischia una crisi drammatica, la separazione dei moderati (Pisanu) dagli estremisti (La Russa, Santanchè).
La seconda questione riguarda il Partito democratico, perno dell’opposizione democratica ad una coalizione di destra che, sotto la maschera dell’anti-comunismo, nasconde in realtà una strategia anti-costituzionalista. Questo Pd è in grado di guidare uno schieramento realmente alternativo all’onda populista e plebiscitaria ? A Torino sì, a Napoli no. Il voto del 15 e 16 giugno apre una riflessione che non può essere rinviata: sta declinando l’idea del partito "a vocazione maggioritaria", ma resta difficile costruire un'alleanza elettorale e di governo che metta insieme Vendola e Casini.
E che dire del “terzo polo”? Si è presentato diviso nella maggior parte dei Comuni. Solo nelle "città vetrina" Casini, Fini e Rutelli hanno presentato un unico candidato a sindaco, raggiungendo peraltro risultati modesti. Il "terzo polo" sarà determinante, almeno nel ballottaggio di Napoli e di Milano? Per ora l'incidenza elettorale del Terzo polo è marginale, quella politica resta da dimostrare, anche come riferimento dei moderati che rifiutano il dominio di Berlusconi e sognano un ritorno al pluralismo politico. In alcuni casi le liste delle "cinque stelle" di Grillo hanno ottenuto significativi consensi; anche di questo si dovrà discutere.
Dopo questo voto, molte cose cambieranno, a destra come a sinistra.�

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Paola Molino