I cattolici hanno ancora qualcosa da dire alla società?

Hanno un peso oggi i cattolici nella realtà politica?
È pur vero che essi, come afferma il sociologo De Rita, «nella società odierna sono l'unica forza capace di produrre relazioni interpersonali, di fare integrazione e coesione sociale, di produrre atteggiamenti di cittadinanza attiva», senza farsi travolgere dall'edonismo dominante e dal desiderio di apparire per contare. Ma è un dato di fatto che questa rilevante consistenza non riesce ad esprimersi se non in modo frammentario e poco incisivo nella dialettica socio politica.
Con la scomparsa della Democrazia cristiana, cioè di un partito democratico e laico tendente ad unificare politicamente la maggioranza dei cattolici, è avvenuta, da un lato, la dispersione dei credenti nelle varie formazioni partitiche costrette a muoversi in un sistema bipolare che produce spesso alleanze spurie, e dall'altro, molti, anche a causa del degrado morale e progettuale dei partiti, hanno privilegiato l'impegno religioso più che quello civile.
Non si può essere disarmati di fronte alla storia: inquieti sì, ma non rassegnati e tantomeno estranei.
Si parla spesso della nascita di una nuova generazione di politici anche nel mondo cattolico.
Ma non è ancora molto chiaro se la formazione cristiano‑sociale di costoro sia solida e soprattutto se è vissuta nel quotidiano e non si limita ad enunciazioni verbali.
Non si dimentichi che già Paolo VI diceva che l'impegno in politica è una delle forme più alte della carità cristiana.
In questi due ultimi decenni, purtroppo, sono venuti meno molti dei luoghi e delle forme associative di elaborazione culturale e politica e si va assistendo sempre più ad una pericolosa omologazione delle idee e dei progetti alla cultura dominante fatta spesso di cinismo, arroganza, furbizia e di difesa dei propri interessi.
Questo atteggiamento spregiudicato si fa sempre più strada e spinge le persone a raggiungere un obiettivo in spregio a qualsiasi considerazione morale.
Molti cattolici si lamentano di questa situazione, ma non fanno il passo successivo al "dissenso" che è la messa in campo di una volontà collettiva di proporre una seria alternativa, consapevoli di avere ancora qualcosa da dire alla società, senza ridursi ad essere solo un serbatoio di voti a cui altri attingono.
In una società democratica la capacità di incidere nasce dalla forza che la base sociale manifesta elaborando un progetto, dando vita ad aggregazione di persone che lo condividono, e dialogando con tutti, perché il pluralismo delle idee è il sale della democrazia stessa.
Certo, costa fatica al mondo cattolico coniugare il valore fondamentale della vita in tutte le sue manifestazioni con la libertà e la responsabilità, e il mondo laico, a sua volta, non può ignorare che il culto della libertà non può essere ancorato solo alla cultura dei diritti, ma anche a quella dei doveri.
Più coraggio dunque nella testimonianza non solo individuale, ma collettiva dei credenti che operano nelle varie istituzioni politiche, ed anche aperto confronto del pensiero sociale cristiano con ispirazioni diverse ed eterogenee. Non si lascino gli "atei devoti" a difendere determinati valori più per ragioni politiche che per convinzione.
C'è una politica della società che precede e motiva l'impegno nei partiti e nelle istituzioni ed oggi nell'area del laicato cattolico amaramente si constata che "un percorso comune" non esiste.
Occorre anche preservare coloro che nella Chiesa hanno la responsabilità pastorale di ingerirsi in ambiti che non sono di loro competenza. Così va certamente salvaguardata la possibilità per i laici cristiani di essere presenti in formazioni politiche diverse, secondo le sensibilità e gli orientamenti di ciascuno, ma nel contempo, occorrerebbe trovare un "luogo" dove i politici che si dicono cristiani convergano sui principi ispiratori e sulla difesa di quei valori ai quali non possono rinunciare in qualunque parte politica si trovino.
Le battaglie civili si fanno insieme.
Senza un serio ritorno a questa "visibilità", è difficile pensare che il pensiero sociale cristiano ritrovi un suo spazio ed una forza per incidere.

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Paola Molino