PRAGELATO: DEMOLIRONO JOUSSAUD: DUE CONDANNE

Pragelato: il difensore, «sentenza incomprensibile»

PRAGELATO - Cinque mesi di arresto (con la condizionale) e 22mila euro di ammenda: questa la pena inflitta giovedì 1º aprile a Giuseppe Giachino, legale rappresentante della Turpra Srl. Quattro mesi e 18mila euro, a Fabio Forestiero, legale rappresentante della Macondo, la cooperativa che (per conto della Turpra, società proprietaria) nel settembre 2006 demolì cinque delle nove antiche baite di Joussaud.

Assoluzione completa invece per l'altro imputato: Enrico Pignata (anche lui amministratore della Turpra). Secondo il giudice Gianni Reynaud "non ha commesso il fatto". Il pm d'udienza Mara Mancardo aveva invece chiesto per lui una condanna a 7 mesi.

«Tutti i miei assistiti - commenta il difensore, l'avv. torinese Marco Feno - sono stati assolti dall'unico reato che il sostituto procuratore Ciro Santoriello aveva contestato inizialmente: vale a dire l'aver abbattuto le baite in violazione delle norme in materia di beni culturali», su questo capo Reynaud ha sentenziato che il "fatto non sussiste". «Quanto al resto, mi riservo di commentare dopo aver letto le motivazioni (tra 30 giorni, ndr), perché francamente per ora la decisone del giudice mi è incomprensibile».

La storia che (almeno in primo grado) si è conclusa la scorsa settimana, risale a fine settembre 2006: allora le ruspe della Macondo entrano a Joussaud, nel cuore del Parco Val Troncea, e radono al suolo cinque delle sue baite. «Erano pericolanti»: si giustificano gli autori dell'intervento. Ma la motivazione non convince il Parco che fa partire la segnalazione ai Carabinieri di Fenestrelle. Da qui il sequestro, poi alternativamente confermato e revocato dal Riesame e dalla Cassazione.

Il procedimento che ne consegue aveva coinvolto anche il responsabile dell'Ufficio tecnico comunale, Federico Rol, che però aveva preferito il rito abbreviato. Il 30 ottobre scorso il giudice Luca Del Colle l'ha già condannato a sei mesi (con la condizionale) per "falso". In sostanza, il tecnico avrebbe falsamente attestato motivi di pericolosità tali da giustificare l'abbattimento delle baite in questione. Contro la sentenza di Del Colle, il difensore di Rol, avv. Luca Paparozzi, ha presentato appello.

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Paola Molino