Una storia d'amore come tutte e come nessun'altra

Quando la vita di Lily Malan e Carlo Lupo è diventata storia, quando le turbolenze degli avvenimenti e dei sentimenti si sono diradate, ciò che si è depositato sul fondo è un’opera d’arte che racconta un amore come tanti. Tra il 1916 e il 1919, ovunque si trovasse Carlo scriveva una lettera alla sua fidanzata Lily. Non sapremo mai cosa c’era scritto in quelle lettere. Ma dentro ogni busta c’era un piccolo fiore essiccato che Lily ha conservato per quasi un secolo, fino a quando se n’è andata nel 2014. Più delle parole scritte, è in quei fiori che respirava una storia d’amore simile a tutte le altre, e come tutte le altre unica al mondo. 

Questa straordinaria collezione di fiori è in mostra fino a domenica al Castello di Miradolo. Un “Erbario sentimentale” che fa parte della mostra “Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage". 

È stato Daniele Lupo Jallà a riportare a galla questa storia, nipote adottivo della coppia, giornalista ed esperto di storia e di beni culturali. Carlo Lupo era un giovane cattolico torinese che finito l'istituto tecnico, nel 1915 decise di arruolarsi come volontario. Frequentò la scuola per ufficiali e pochi mesi dopo venne mandato al fronte come sottotenente di fanteria.

«Qui avvenne il primo episodio rilevante - racconta Daniele Jallà -: l’incontro con Guido Plavan, suo attendente». Un obiettore di coscienza valdese proveniente da Luserna S. Giovanni che partecipava agli attacchi senza impugnare le armi per non contravvenire ai precetti della Bibbia. Plavan aveva vent’anni ed era uno dei setto obiettori noti della Grande Guerra, due dei quali provenienti proprio dalle valli pinerolesi. Carlo Lupo restò impressionato dalla forza di quella fede. 

L’anno successivo Carlo diventa istruttore di sci a Sauze d’Oulx. E qui avvenne il secondo episodio significativo di questa vicenda: attraverso una catena di amici comuni, Carlo incontrò una giovane sportiva, una donna libera ed emancipata, che aveva salito la vetta del Monviso con la guida Perotti di Crissolo. «Si innamorarono perdutamente» racconta Jallà. Di questi mesi a Sauze esistono foto in bianco e nero che ritraggono giovani dal fisico atletico e appartenenti all’alta borghesia torinese, volti sorridenti e spensierati che stridono con l’idea che a chilometri di distanza si stesse consumando una delle guerre più sanguinarie della storia. 

Non durò a lungo: Carlo partì per il fronte, dal quale periodicamente spediva alla sua innamorata una lettera a cui allegava un piccolo omaggio floreale, non più di pochi centimetri. Le note a margine citano trincee e reticolati di anonime località lungo il fronte, che Daniele Jallà ha ricostruito puntualmente grazie al suo libretto militare. Carlo non abbandonò questo piccolo rito da innamorati neanche quando venne fatto prigioniero, dopo essere stato ferito da una scheggia di Shrapnel, e mandato a Mauthausen insieme al suo attendente. Una volta tornato si  sarebbe convertito al valdismo e sarebbe diventato un importante teologo, ma questa è un’altra storia, assai più conosciuta. 

Non sapremo mai cosa si scrivevano Lily e Carlo, perché lei non tenne traccia delle lettere. «Ma cosa mai potremmo chiedere di più - si chiede Daniele -. È una storia d’amore come tante altre. Possiamo immaginarcela come vogliamo». Ma i fiori, quelli Lily li conservò per quasi cento anni e li lasciò dietro di sé quando se ne andò. La testimonianza più tenera di un rapporto a suo modo straordinario. 

La mostra è aperta fino a domenica 22 con un finissage e una visita guidata. Prenotazioni al tel. 0121 502.761 o [email protected]. Orari: 10-18,30, info: 0121 502.761.