Acea Spa cambierà pelle

Acea Spa cambierà pelle
Venerdì 18 Aprile 2025 - 20:08

Il futuro dell'Acea Spa, intesa come galassia di aziende che nel corso degli anni hanno fatto crescere il territorio in termini di servizi, posti di lavoro e ricchezza è di nuovo (dopo il passaggio del settore acqua a Smat) nelle mani dei sindaci, ovvero dei suoi soci, essendo una partecipata pubblica. E non è detto che siano le migliori.
Di sicuro c'è che non ballerà più da sola come è avvenuto fino ad oggi. Sul tavolo alcune ipotesi tra cui l'accordo con grandi società del settore a carattere nazionale che potrebbero entrare, tramite bando, nel capitale (acquisendo quote di maggioranza) oppure l'alleanza con altre piccole società dei rifiuti della Città Metropolitana.
Sullo sfondo (ma non troppo) il rinnovo del Consiglio di amministrazione previsto per giugno.

 È possibile che tra pochi mesi l'Acea, così come l'abbiamo conosciuta  e così come venne plasmata dall'amministratore delegato e direttore Francesco Carcioffo subisca profonde modifiche.
La galassia Acea
Prima di entrare nel merito della questione vale la pena  ricordare come è composta la galassia delle società Acea. Partiamo da API (Acea Pinerolese Industriale): la società di servizi, che dopo aver perso il ramo acqua si occupa principalmente di gestione della raccolta e smaltimento rifiuti dei Comuni del Pinerolese. Poi c'è APE (Acea Pinerolese Energia), una commerciale che si occupa della vendita di energia, gas metano ma anche da rinnovabili; Dgn, società per la gestione delle reti di distribuzione del gas; infine Asst, società strumentale che eroga servizi ai 47 Comuni associati che ne fanno richiesta, tra cui la gestione calore degli edifici pubblici.
Fino ad oggi la galassia Acea è vissuta in un equilibrio, soprattutto finanziario, che aveva tra i suoi pilastri portanti la gestione dell'acqua, tolto questo tassello l'equilibrio si è rotto. Il primo effetto è che per il calo di fatturato originato dal venir meno della gestione acqua, API ha perso la possibilità di operare sul libero mercato con l'impianto dell'umido che è uno dei suoi fiori all'occhiello,
per cui l'azienda è stata costretta a metterlo in vendita.
Due ipotesi sul futuro
Non solo. A questo punto la governance di Acea e i soci proprietari (ovvero i Comuni) sono stati costretti a ragionare sul futuro della galassia Acea, che ancora rappresenta un valore aggiunto per il territorio da non disperdere.
La domanda cruciale è: quale assetto dare all'Acea del futuro, visto che quello attuale rischia di non essere sostenibile? Le ipotesi sul tavolo al momento sarebbero due. Entrambe prevedono che l'azienda "non balli più da sola".
La prima ipotesi, sostenuta da alcune Amministrazioni comunali, prevede (previo bando) di lavorare ad un accordo con una grande multiutility nazionale per una sua entrata, a vario titolo, nel capitale azionario di API e APE, in modo da evitare che quanto costruito negli anni si svaluti garantendo al tempo stesso posti di lavoro e investimenti. Una seconda soluzione sul tavolo, che parrebbe piacere al maggiore azionista ovvero il Comune di Pinerolo, consiste invece in un'alleanza, tra aziende del territorio metropolitano come Cidiu (Collegno) e Acsel (Val Susa) ed evitare alleanze con le realtà nazionali di cui sopra. Una soluzione, quest'ultima, con una valenza politica, coerente con la posizione assunta in Consiglio Metropolitano dal sindaco di Pinerolo, Salvai, che votò contro l'acquisto di azioni di Iren da parte di Città Metropolitana.
A tutto questo non è estraneo il rinnovo, a giugno, del Consiglio di amministrazione, oggi presieduto da Andrea Chiabrando e che ha come amministratore delegato Francesco Carcioffo che dopo trent'anni circa ai vertici di Acea dovrà decidere insieme ai sindaci anche del suo futuro.

Alberto Maranetto

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