Pinerolo: fallimento Bianciotto, confiscati beni per oltre tre milioni di euro

Pinerolo: fallimento Bianciotto, confiscati beni per oltre tre milioni di euro
Giovedì 9 Novembre 2017 - 07:56

La Guardia di Finanza di Torino ha dato esecuzione al decreto di confisca di beni emesso dalla Procura della Repubblica di Torino nei confronti di Elmo e Diego Bianciotto e Roberta Camusso, in attuazione della sentenza emessa a maggio dal Gip e divenuta irrevocabile lo scorso a giugno. Con la stessa sentenza Elmo Bianciotto è stato condannato a 3 anni di reclusione, Diego Bianciotto a 2 anni, 1 mese e 10 giorni di reclusione mentre Roberta Camusso a 2 anni, 1 mese 20 giorni di reclusione. I reati commessi sono quelli di dichiarazione infedele, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e bancarotta fraudolenta. La bancarotta ha coinvolto la Bianciotto fratelli s.n.c. e la Itel 2000 s.a.s., dichiarate fallite a febbraio 2015, mentre i reati tributari riguardano anche la Bianciotto fratelli s.r.l.. Tutto è iniziato nel 2014, quando la Compagnia di Pinerolo aveva scoperto una milionaria evasione fiscale posta in essere, a partire dal 2005, dalle tre imprese gestite dai condannati. I finanzieri erano arrivati a contestare, complessivamente, oltre 22 milioni di euro di maggiore base imponibile ai fini delle imposte dirette, 4 milioni di euro di Iva evasa e fatture per operazioni inesistenti per oltre 7 milioni di euro. Già nel novembre 2014 i militari pinerolesi avevano sequestrato preventivamente una Ferrari F458, un raro modello di Porsche 911 oltre a una Mercedes ML e un’Audi Q7. Inoltre erano stati cautelati 14 conti correnti, 23 terreni e 7 immobili, compresi un grande deposito di mezzi militari (elicotteri, container, jeep, camionette e mezzi corazzati) adiacente alla rotonda all'ingresso di Pinerolo e una villa a San Pietro Val Lemina. Il loro valore complessivo era stato quantificato in circa 3,6 milioni di euro. Oggi le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione alla confisca dei beni sequestrati nel 2014, parte dei quali, essendo ricaduti nell’attivo fallimentare delle due società sottoposte a misure concorsuali, sono già stati venduti; in tali casi il corrispettivo sarà corrisposto all’Erario alla chiusura della procedura fallimentare, a titolo di pagamento delle imposte evase, degli interessi di mora e delle conseguenti sanzioni amministrative tributarie. I beni confiscati, alloggi, magazzini, depositi, terreni agricoli, autovetture, motocicli ecc., riusciranno a soddisfare tutte le somme dovute al Fisco in termini di imposte evase, che la sentenza ha quantificato in oltre 3,2 milioni di euro.

pa. pol.
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Paola Molino