Processo asilo nido: sentenza ribaltata, assolte in appello le tre imputate

Giovedì 30 Ottobre 2014 - 15:43

Assolte con formula piena. La quarta sezione della Corte d'Appello di Torino presieduta da Angelo Barbieri, a latere i giudici Silvana Podda e Carmen Mecca, ha ribaltato il verdetto di condanna per le tre imputate nel processo per presunti maltrattamenti avvenuti tra il 2007 e il 2010 nell'asilo nido "Nel paese delle meraviglie" di via Alliaudi, a Pinerolo.
Le tre ex-titolari della struttura, Francesca Panfili, Elisa Griotti e Stefania Di Maria, il 16 novembre 2012 erano state condannate a 12 mesi (la prima) e 10 mesi (le altre due) dal giudice di Pinerolo Luca Del Colle. Dopo un'udienza durata tutta la mattinata - per dar modo ai legali delle tre donne, Richetta, Bertolino e Ronco, di concludere le arringhe difensive - i giudici d'appello sono stati d'avviso diverso e hanno deciso per l'assoluzione.
Le motivazioni saranno depositate il 15 dicembre.
Una vicenda che ha fatto molto discutere e ha diviso l'opinione pubblica, a partire dal sequestro della struttura eseguito l'11 novembre 2010. Lungo e impegnativo il processo: la sentenza è scaturita da 22 udienze dibattimentali.
Nell'udienza di questa mattina l'avvocato Richetta ha ribadito che le indagini sono state condotte in modo superficiale, ha sostenuto che tutte le cinque accusatrici avevano delle ragioni di malanimo nei confronti delle imputate. L'avv. Mirella Bertolino che difende Panfili ha detto che in primo grado le ragioni della difesa non sono state tenute in sufficiente considerazione e anzi sono state bollate come irrilevanti e indirette.
E a conforto di queste sue valutazioni ha riportato anche le testimonianze di tante famiglie che nei giorni immediatamente successivi al sequestro si sono presentate per deporre a favore delle educatrici: «Se le mamme non hanno creduto alle accusatrici, perché dovremmo crederci noi?».
Il prof. Ronco ha concluso le arringhe difensive ribadendo che «nessun fatto che viene portato ha rilievo criminologico. Qui gesti comuni e frasi scherzose o magari anche improprie e forse un po' "grossier",  sono stati enfatizzati, diventando materia penale». E ha aggiunto: «Non concediamo a queste giovani sprovvedute - le cinque accusatrici, ndr - di prendersi ancora gioco della giustizia, lo hanno già fatto abbastanza». Inoltre nel suo intervento ha puntato a smontare la "prova principe", il video del bambino messo sotto il lavandino, che ha definito «prova inquinata» perché le tre accusate, ha detto il difernsore, «non erano dentro la struttura al momento dello scatto».

L.S.
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