Salvare il lavoro, non il campanile

Pinerolo, il territorio e la politica industriale

Qualche volta mi dà l'impressione che si tratti di una "guerra" tra poveri. Soprattutto di questi tempi, con la crisi del lavoro e con le aziende che tirano i remi in barca in fatto di investimenti, di fronte ad un futuro incerto.
Mi riferisco al "tira e molla" tra Pinerolo e Villar Perosa per la localizzazione della Galup. In fondo il problema è uno solo: tentare di salvare i posti di lavoro (seppure pochi) di un'azienda che appartiene alla tradizione industriale di Pinerolo ma anche del suo territorio.
Pinerolo non deve fare la battaglia del campanile (avere ad ogni costo la Galup nei propri confini comunali) come giustamente osservava un nostro lettore in una lettera di "Dialogo" pubblicata sette giorni fa su queste colonne de "L'Eco". Avanti di questo passo cosa si potrebbe dire della Bauli - che per la massa significa Verona - che ha cinque stabilimenti ma nessuno a Verona?
Smettiamola di fare battaglie per il "campanile" perché il problema di fondo è salvare la maggior parte dei posti di lavoro, ricercandone altri. Anche se difficile.
Difficile per le incertezze del momento, ma anche perché se proprio vogliamo che un'azienda si insedi a Pinerolo non c'é uno spazio disponibile perché l'area industriale della "Porporata" è ormai satura. Né si vedono passi avanti per l'identificazione di una nuova area o, più intelligentemente l'ampliamento di quella esistente su cui però c'è il veto del Comune di Roletto.
Spiace infine che tra gli otto punti su cui Covato ha ricompattato almeno una maggioranza numerica per evitare il commissario prefettizio non si faccia parola della politica industriale se non marginalmente, là dove si parla di cambio di destinazione d'uso di aree industriali interne alla città da destinare ad edilizia privata. Solo che le case si fanno se c'è lavoro. Ed è il lavoro, o la prospettiva di lavoro, il quesito numero uno a cui dovrebbero tentare almeno di dare una risposta il Comune di Pinerolo e l'intero territorio.

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Paola Molino