Ai sinti "paperoni" confiscati parte dei beni

VILLAFRANCA - È giunta nella tarda mattinata di martedì 20 la sentenza del Tribunale di Torino, sezione di Misure di prevenzione, in merito alla richiesta di confisca dei beni immobili di alcuni sinti villafranchesi.  
Nell'ottobre scorso la Procura di Pinerolo aveva chiesto (ed ottenuto) il sequestro preventivo, ipotizzandone l'illecita provenienza, di undici tra ville e abitazioni, dieci appezzamenti di terreno, 12 tra garage e magazzini, quasi tutti a Villafranca e tutti intestati alle famiglie Decolombi, Blangero, Di Glaudi, Di Maio. Gente che nella maggior parte dei casi ha riportato condanne definitive per reati contro il patrimonio. Un piccolo impero da oltre 20 milioni di euro. Oggi la scure della confisca si è abbattuta solo su una parte di questi beni (circa la metà di quanto chiesto dai pm pinerolesi Amato e La Rosa): quelli per i quali gli avvocati della difesa, nel corso dell'istruttoria dibattimentale che si è chiusa l'8 luglio, non sono riusciti a dimostrare che fossero frutto di attività lecite e documentabili.
I giudici torinesi (Pietro Capello, presidente; Alessandra Aragno e Massimo Scarabello) hanno invece deciso le seguenti misure di prevenzione personali: per Daniele Decolombi e Renato Di Maio un anno e 6 mesi; un anno per Anna Maria Blangero, Valentino Decolombi e Graziano Di Maio; due anni per Adriano e Claudio Decolombi. Tra le varie prescrizioni, il Tribunale ha stabilito che tutti debbano soggiornare a Villafranca, fissare la propria dimora facendola conoscere all'autorità di Ps, trovarsi un lavoro e vivere onestamente.

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Paola Molino