Lega Nord: le cause di un fenomeno tra realtà e falsi miti

Dall'analisi del voto regionale nel Pinerolese emerge una nuova geografia politica
L'organizzazione delle sezioni della Valle Po e l'assenza di radicamento nella campagna

A stupirsi che la Lega ottenga ottimi risultati elettorali sono ormai solo più i giornalisti. Il "fenomeno" Lega non è più una novità da almeno 15 anni, eppure ancora siamo qui a parlarne.

Come ha scritto Luca Ricolfi su "La Stampa" del 1º aprile, ci sono sei strumenti elettorali per esprimere la propria insoddisfazione: non andare a votare, votare scheda bianca, scheda nulla, votare Bossi, votare Beppe Grillo, votare Di Pietro. E così anche gli elettori pinerolesi hanno fatto.

Rispetto alle Europee del 2009 la Lega ha tenuto, non ha stravinto. Il suo successo è stato letto come un’anomalia. Eppure la sola anomalia che le appartenga è quella di essere al contempo forza governativa e di lotta a seconda che stia parlando alla nazione o sul territorio.

Intorno a quello che alle Regionali è diventato il primo partito in 20 Comuni tra gli 80 di diffusione di questo giornale (disegnando una nuova geografia politica che vede leghista non solo - come era prevedibile - tutta la Valle Po e il Bargese, ma anche Comuni come Usseaux in Val Chisone, Cavour e Villafranca in pianura) e il secondo in altri 27, si sono consolidati alcuni falsi miti.

Paola Molino

(continua)
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