Piscina: depredavano cavi di rame in tutta Italia per poi riciclarli, dieci arrestati nel torinese

Piscina: depredavano cavi di rame in tutta Italia per poi riciclarli, dieci arrestati nel torinese
Lunedì 11 Novembre 2019 - 09:43

Oltre 60 carabinieri del Comando Provinciale di Torino stanno eseguendo questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Torino su richiesta della locale Procura della Repubblica, gruppo criminalità organizzata, comune e sicurezza urbana, nei confronti degli appartenenti ad una banda criminale dedita ai furti di rame e al successivo riciclaggio dello stesso. Nel mirino degli investigatori una decina di persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi a Torino e anche nella Provincia. Associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione, riciclaggio nonché furto in concorso, i reati a vario titolo contestati dall’Autorità Giudiziaria. Le indagini dei militari dell’Arma hanno accertato furti di migliaia di metri di cavi di rame per un valore di oltre mezzo milione di euro, avvenuti prevalentemente ai danni di impianti fotovoltaici del Nord e Centro Italia. I Carabinieri della Compagnia Torino Oltre Dora hanno altresì sequestrato nelle scorse ore la "Piscina recuperi srl", una azienda ubicata a Piscina in via Rivarossa 18, attraverso la quale gli indagati - a detta degli investigatori - riuscivano a stoccare e poi a “ripulire” l’oro rosso. I furti di rame sono stati commessi prevalentemente da alcuni rom di un campo nomadi torinesi ai danni di impianti solari fotovoltaici di Airasca, Narni, Savigliano, Cherasco, Otricoli. Sono stati documentati 15 episodi delittuosi. Secondo gli investigatori, i titolari della ditta erano i promotori e gli organizzatori del traffico di rame che acquistavano l’oro rosso direttamente dai ladri. Dopo averlo pulito e sguainato, lo rivendevano ad altre ditte per il successivo reinserimento nel mercato lecito. Alla contabile della ditta spettava l’onere di omettere le annotazioni del rame rubato sui registri di carico/scarico dei movimenti in ingresso e uscita dalla ditta. I dipendenti e operai dovevano invece sguainare e triturare il rame al fine di ostacolarne l’eventuale identificazione e trasportarlo agli acquirenti ricettatori.

pa. pol.
(foto Costantino)
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Paola Molino