Delitto di Barge: Daniele Bianco ha confessato l’omicidio di Anita

Delitto di Barge: Daniele Bianco ha confessato l’omicidio di Anita
Venerdì 8 Febbraio 2019 - 11:19

Daniele Ermanno Bianco ha confessato di aver ucciso lo scorso 23 gennaio la 70enne Anna Piccato. L’uomo, fermato a 15 ore dal delitto di Barge, a fronte di un interrogatorio davanti ai magistrati della Procura di Cuneo, mercoledì ha raccontato la sua versione. Bianco ha avvicinato la donna e poi l’ha uccisa con una dozzina di colpi di chiave inglese al capo. Un omicidio brutale che, a detta dell’indagato, sarebbe il risultato di una rapina. Anna Piccato aveva in tasca soltanto tre euro e venti, il resto della colazione consumata poco prima al Caffè del Borgo. Bianco ha atteso la donna, l’ha seguita e colpita in via Giolitti, in prossimità della chiesa di san Rocco, stordendola. Poi l’ha trascinata lungo il giardino finendola con altri colpi alla nuca. Poi, dopo averle sfilato il giubbotto e portato via i pochi spiccioli che aveva, si è allontanato verso il centro del paese. Ha recuperato lo zainetto che aveva lasciato nel sottoscala di una abitazione e ha messo via la chiave inglese usata per uccidere Anita. Poi, lungo il tragitto per recarsi in un bar dove ha bevuto una birra, si è accorto di essersi macchiato di sangue il giaccone arancione che aveva. L’ha gettato, insieme alla chiave inglese, in un cassonetto. Poi è tornato a casa, si è cambiato gli abiti d è ripartito per Pinerolo, dove è rimasto tutta la giornata prima di venire rintracciato dai carabinieri. “Un omicidio efferato - dice il procuratore capo Onelio Dodero - un caso difficile risolto in pochi giorni con professionalità, determinazione, un po’ di fortuna. L’accusato ha confessato ma noi continuiamo a indagare per chiarire alcuni aspetti della vicenda”. Indizi chiave sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, le testimonianze raccolte dai militari dell’Arma (con 180 persone sentite) ma soprattutto le tracce di sangue rinvenute sulle scarpe e sullo zainetto dell’omicida, da cui il Centro antidoping di Orbassano ha permesso di risalire al Dna della vittima.

Paolo Polastri
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