Mettere il silenziatore alle case

Espandere ancora paesi e città o recuperare l'esistente?

Leggete le cronache de "L'Eco del Chisone" da sei mesi a questa parte. Un po' in tutti i Comuni si sta discutendo di modifiche ai Piani regolatori, di nuovi fabbricati che evidentemente possono solo più sorgere in periferia, perché i centri ormai sono irrimediabilmente (o quasi) compromessi.
Certo, è tutto interesse dei Comuni - anche perché incassano oneri di urbanizzazione - concedere nuove licenze. Ma siamo davvero convinti che gli oneri copriranno tutte le spese di urbanizzazione di territori periferici rispetto al centro urbano? Forse che le nuove strade non hanno un costo? Ma non solo: si tratta di costi ripetitivi. Un giorno, appunto per la presenza di periferie che si stanno urbanizzando, verranno richieste nuove scuole, servizi collettivi, impianti di illuminazione pubblica e parchi-gioco. Costi di gestione pluriennali che gli oneri incassati qualche anno prima copriranno solo in parte.
Potrebbe esserci una soluzione alternativa per disincentivare l'espansione graduale di città e paesi. Favorire, attraverso particolari meccanismi, il recupero non solo di vecchie ed obsolete abitazioni nei centri urbani (in parte sta già avvenendo), ma anche un adeguamento architettonico e strutturale di migliaia di abitazioni sorte tra la fine degli Anni '50 e gli inizi degli Anni '80. Fabbricati spesso costruiti in fretta e furia sull'onda della massiccia immigrazione. Case di quattro piani senza ascensori, con pochi box o garage e serramenti aperti… agli spifferi.
Altrimenti c'è il rischio che tra vent'anni, o anche prima, queste case diventino anch'esse obsolete, perché non più rispondenti a canoni estetici ed alle normative relative ai risparmi energetici.
È un errore far crescere città e paesi solo in periferia. Occorre salvaguardare il centro e non lasciarlo andare lentamente in malora.

Informazione al servizio della comunità e per essere comunità, da sempre questo è lo stile inconfondibile de L'Eco del Chisone: con l'emergenza Coronavirus, ora più che mai, lo sentiamo come un dovere non solo nei confronti dei nostri lettori, ma di tutti i cittadini. Perché solo insieme ce la faremo.
Paola Molino