La riforma delle superiori alla verifica dei fatti

La riforma della scuola superiore, che porta la firma del ministro Gelmini, passa dalle parole ai fatti. A cominciare da come è stata interpretata dai protagonisti della sua prima stagione di applicazione, ovvero dalle future matricole in ingresso nella secondaria di secondo grado.

Chiuse le iscrizioni il 26 marzo, occorreranno ancora alcuni giorni prima che si conoscano i dati generali sulle scelte dei ragazzi in uscita dalla terza media, ma intanto cresce la curiosità sui loro intenti reali e non soltanto tra gli addetti ai lavori.

Sarà quella infatti la prima verifica del nuovo modo di concepire l'istruzione superiore, definita un po' pomposamente da vari esponenti del Governo Berlusconi "una svolta epocale", perché è sulla pelle di quei giovani che verrà per la prima volta sperimentata.

A dire il vero il loro proiettarsi dalla scuola dell'obbligo al successivo indirizzo prescelto è stato perlomeno travagliato ed a tratti burrascoso, perché la definizione della tipologia dei percorsi disponibili e la collocazione reale dell'offerta formativa sul territorio, in questo caso il Pinerolese, sono andati a rilento per le lungaggini nell'approvazione delle norme. Con la conseguenza che l'attività di orientamento ne ha almeno in parte risentito.

Nonostante ciò, alla fine, gli studenti e le loro famiglie hanno scelto e bisognerà valutare con attenzione in quale direzione hanno concentrato le loro preferenze. Si tratterà infatti del primo riscontro concreto per vedere se hanno utilizzato appieno la semplificazione dei nuovi indirizzi (licei, istituti tecnici e professionali, con una drastica riduzione delle specificità e delle sperimentazioni) e come si sono mossi in un panorama meno complesso ma anche obiettivamente più rigido.

C'è apprensione nei vari istituti, anche del Pinerolese, in attesa di conoscere quanti alunni hanno scelto una scuola invece di un'altra perché l'attivazione dei corsi e il numero delle classi è condizionato evidentemente dalla consistenza delle iscrizioni. E non è escluso che queste ultime ridisegnino, almeno tendenzialmente, una nuova mappa dell'istruzione locale.

I primi dati disponibili indicano che le scelte si sono concentrate maggiormente sui cicli di studio certi e collaudati, piuttosto che su quelli di nuova istituzione o ritenuti più aleatori.

Bisognerà però attendere i dati definitivi per tracciare dei bilanci sul primo impatto della riforma sulla realtà. Rimandando poi più avanti nel tempo le altre verifiche: se lo stare meno a lungo in classe gioverà veramente allo studio oppure no, vista la consistente riduzione di ore settimanali di lezione in tutti i cicli delle superiori, e se lo scegliere percorsi già fortemente caratterizzati fin dall'inizio del cammino scolastico contribuirà alla specializzazione e al rafforzamento dei saperi settoriali, plasmati sulle attese e sulle richieste del mondo produttivo e del mercato del lavoro, oppure creerà ulteriori disagi e difficoltà in un eventuale itinerario di ricollocazione nello studio e nella professione.

Senza dimenticare che l'ipotizzato abbassamento dell'obbligo scolastico a 15 anni, per chi sceglie di diventare apprendista-studente in una fabbrica o in una bottega artigianale, potrebbe aprire ulteriori scenari.

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Paola Molino