Terreni abbandonati o incolti per l'insalata dei disoccupati

Orti urbani: Barbero li promise, Covato «perché no»

Dagli Obama alla Casa Bianca alla regina d’Inghilterra a Buckingham Palace, fino al sindaco di San Francisco gli orti urbani fanno tendenza. Forse, ma non solo. L'orto-mania tra le aiuole delle città si sta rivelando un aiuto concreto anche a chi fa fatica a sbarcare il lunario vicino a casa nostra. Gli "orti urbani" stanno già contagiando centinaia di organizzazioni e coinvolgendo migliaia di disoccupati, pensionati e cassa integrati. Esperienze concrete sono già in fase avanzata a Torino, Milano e Roma mentre su Internet viaggiano veloci le richieste alle Pubbliche amministrazioni: perché i Comuni non affittano, ad un valore simbolico, i terreni incolti e abbandonati ai disoccupati (in Italia sono oltre due milioni) che li vogliono coltivare per sé o per venderne i prodotti?

A Pinerolo, il sindaco Paolo Covato ci sta pensando da tempo. «Se ne era già parlato quattro anni fa, con la precedente Amministrazione, per trovare aree libere da destinare agli orti cittadini», quelli che erano stati strappati dalle ruspe dell'Anas nel 2005 lungo la circonvallazione. Covato: «Erano coltivazioni abusive sui terreni del demanio. Furono demoliti perché rappresentavano un degrado paesaggistico» ed erano pericolosamente vicini alla strada: «In quegli orti non poteva crescere frutta e verdura sana: quanto piombo su quei pomodori a bordo strada!».

Tra gli appassionati col pollice verde, c'era anche chi si era spinto a coltivare lungo il Chisone, ma le piene hanno trascinato via tutto nell'arco di pochi anni. Quali spazi liberi e incolti offrirebbe ora la Città, da strappare alle erbacce e trasformare in orti? Covato: «A memoria, so che i terreni comunali alla periferia sono già condotti, con piccoli affitti. Occorre fare un censimento sulle nostre proprietà e capire se possono esserci anche privati a cui il Comune possa chiedere in affitto la conduzione per terzi: potrebbe essere una strada da percorrere, pur ancora tutta da verificare». Per Covato, l'iniziativa avrebbe un doppio risvolto: «Coltivare un pezzo di terra non è solo importante per la piccola economia della famiglia: dissodare un terreno abbandonato, seminare, veder crescere le verdure di stagione è una terapia per combattere la noia e la frustrazione di tanti disoccupati, pensionati e cassa integrati, in un momento difficile come questo». Covato insiste: «Faremo una ricognizione e speriamo di trovare gli spazi necessari e facilmente raggiungibili, magari tra Riva e Abbadia, ai piedi delle colline o verso il Talucco». E per chi volesse dare in affitto un'area incolta? «Sarebbe ben accolto. Nello stesso tempo, sarebbe premura del Comune e dell'assessore competente dare una garanzia ai proprietari».

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Paola Molino