All’appuntamento dell’Unificazione italiana nel 1861 quanti eravamo nel Pinerolese e nell’area di diffusione de "L’Eco"?
Pinerolo contava 15.801 abitanti e la capitale Torino 173.305, Cuneo 22.731, Nichelino 1.641, Saluzzo 16.627, Susa 4.940. Pinerolo in un secolo e mezzo è più che raddoppiata, Torino si è quintuplicata, Nichelino è salita a quasi 50mila abitanti, Saluzzo è aumentata di 200 e Susa è aumentata di poco più di 2mila residenti.

La storia della costruzione della ferrovia Torino-Pinerolo è per molti versi simile a quella accaduta, quasi centocinquant'anni dopo, per la realizzazione dell'autostrada.
Un progetto "Peu populaire" lo definì lo stesso Cavour scrivendo nel 1853 a un amico. «Il n'y a personne capable de conduire à bien cette affaire. En elle méme je la crois très médiocre» (non c'è nessuno in grado di portare a buon fine questa impresa. Infine credo che sia piuttosto mediocre, ndr).

Quanti furono, nel Pinerolese, coloro i quali risposero alla chiamata di Garibaldi nel 1860? Molto pochi, se si pensa che proprio queste terre sono state zone di forti sentimenti liberali e pro-unitari. La mancata risposta all'appello fu dovuta alla forte devozione verso Casa Savoia, da cui i patrioti locali si attendevano, prima o poi, un pronunciamento a favore dell'Unità da raggiungersi nel rispetto della legalità. Poi si deve mettere in conto la tradizionale "prudenza" piemontese, tanto diversa ad esempio dall'"impetuosità" lombarda.

Edizione 11 del 16/03/2011

Le date

1849, "Proclama di Moncalieri"
I danni di guerra all’Austria (non particolarmente esosi) devono essere pagati, lo stabilisce la Pace di Milano del 6 agosto. La Camera da poco eletta oppone resistenza e non vuole prendere atto della dura realtà. Vittorio Emanuele decide di scioglierla e di indire nuove elezioni per ottenere una Camera più addomesticata (cosa che avvenne).

1849, La Marmora ministro della Guerra

Torino, 17 marzo 1861, Parlamento subalpino nel Palazzo Carignano: «Il re Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re d’Italia». La nascita dell’Italia fu salutata con 101 colpi di cannone sparati a mezzogiorno dal Monte dei Cappuccini e il fragore delle salve si disperse nel vento di quella tersa domenica di marzo. Ma i lampi degli spari s’irradiarono alla velocità di 300mila chilometri al secondo e dopo due secondi avevano già oltrepassato la Luna.

Edizione 11 del 16/03/2011

Le iniziative

Notte tricolore
Sarà la Mole antonelliana a segnare l’inizio il 16 marzo la Notte tricolore di Torino. La serata partirà con l’accensione intorno al Monumento dell’anello progettato dagli architetti Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto.
Alle 21 il via in piazza Vittorio alla grande kermesse che vedrà protagonisti cantanti del calibro di Roberto Vecchioni, Davide van de Sfroos, Syria e Irene Fornaciari.

«Carlo Bianco di Saint Jorioz non fu l’inventore della guerra per bande, ma fu colui che per primo in Italia diede una sistemazione teorica a un modo di combattere vecchio come il mondo» affermò lo storico Vittorio Scotti Douglas in un convegno, organizzato da Giovanni Maria Caglieris, che Barge dedicò il 23 aprile 2005 al patriota risorgimentale. Considerato a tutti gli effetti un bargese, d’origine e d’adozione, pur essendo nato a Torino nel 1795. (approfondimenti nell'edizione in edicola)

Quanti furono, nel Pinerolese, coloro i quali risposero alla chiamata di Garibaldi nel 1860? Molto pochi, se si pensa che proprio queste terre sono state zone di forti sentimenti liberali e pro-unitari. La mancata risposta all'appello fu dovuta alla forte devozione verso Casa Savoia, da cui i patrioti locali si attendevano, prima o poi, un pronunciamento a favore dell'Unità da raggiungersi nel rispetto della legalità. Poi si deve mettere in conto la tradizionale "prudenza" piemontese, tanto diversa ad esempio dall'"impetuosità" lombarda.

Quella sera c’era anche il corpo del calzolaio Candido Pavesio, 35 anni, celibe, nato a Stupinigi. Giaceva supino in piazza S. Carlo intorno alle nove del 22 settembre 1864 ferito alla schiena da un colpo di fucile sparato dai soldati di fanteria. Portato all’ospedale S. Giovanni (in quella che oggi è via Giolitti) vi morì appena ricoverato, colpito alle spalle come la maggior parte dei manifestanti.