Un lupo investito ad Airasca: mai così vicino a Torino

Martedì 11 Marzo 2014 - 18:01

Il Lupo è arrivato sino alle porte di Torino: l'autopsia della facoltà di Veterinaria dell'Università di Torino ha confermato che è proprio un esemplare di canis lupus (questo il nome scientifico) quello trovato morto stamattina ad Airasa, e segnalato alle 8,30 al Servizio Tutela Fauna e Flora della Provincia. Si trovava sul ciglio della carreggiata della Strada Provinciale che collega Volvera ad Airasca.

Si tratta del 45º esemplare di lupo trovato morto dal 2001, anno del primo avvistamento, in provincia di Torino. Ma in passato era accaduto sempre nelle valli Susa, Chisone e Germanasca, mai così vicino al capoluogo. La maggior parte erano stati investiti da auto o treni, ma ci sono stati anche alcuni casi di bracconaggio.

L'esame autoptico è stato eseguito dall’equipe del professor Ezio Ferroglio ha stabilito anche l'età presunta dell’esemplare: 18 mesi. «La giovane età dell'animale conferma quanto emerge dagli studi sul comportamento del Lupo, i quali indicano nel periodo che va dai 12 mesi ai tre anni di età la punta massima del fenomeno dell'erraticità della specie: i giovani esemplari maschi, cacciati dal branco in cui sono nati, vanno in cerca di un proprio territorio ove stabilirsi», spiegano gli esperti della Provincia.
«Da tempo la Provincia di Torino lancia precisi segnali all’opinione pubblica sul fatto che le specie selvatiche stanno riconquistando il territorio, anche nelle aree di pianura vicine ai grandi centri urbani. – sottolinea l’Assessore alla Tutela della Fauna e della Flora, Marco Balagna – La presenza di un Lupo così vicino all’area metropolitana sorprende anche gli esperti: è il segnale del fatto che il territorio consente anche a quelle specie che maggiormente rifuggono l’uomo di insediarsi o di transitare temporaneamente nelle aree maggiormente interessate all’attività umana, come le campagne ed i centri abitati alle porte di Torino. Si tratta di un fenomeno naturale di riconquista del territorio, che ha interessato in un primo momento i grandi erbivori come i caprioli, ai quali fanno seguito i rispettivi predatori».

l.p.
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