Rischiamo una oligarchia nella Città metropolitana

A fine 2013 saremo orfani della Provincia di Torino. Scomparirà (mentre resterà in vita la Provincia di Cuneo) poiché il decreto legge del 6 luglio ne ha sancito la fine con l'istituzione delle Città metropolitane. E Torino è tra le dieci città prescelte.
Una nuova grande città di 2.300.000 abitanti, 315 Comuni, con Torino capofila anche se rappresenta meno del 40 per cento della popolazione complessiva. Chi, in provincia di Torino, non è d'accordo, si scelga una delle altre quattro province piemontesi. Non c'è via di scampo. Se Cavour e Villafranca non volessero far parte della Città metropolitana non resterebbe loro che accodarsi alla Provincia di Cuneo.
Ma una Città metropolitana per fare che cosa? Ad esempio occuparsi di pianificazione territoriale e delle reti infrastrutturali, gestione ed organizzazione dei servizi pubblici, trasporti, viabilità e coordinamento dello sviluppo economico e sociale. Praticamente funzioni che costituiscono un asse portante per il territorio. È attorno a queste funzioni che verrà elaborato uno statuto con la partecipazione di tutti i Comuni del Torinese, compreso il presidente della Provincia che decadrà dal suo mandato nella primavera del 2014.
Ma una domanda appare evidente e l'ha posta anche l'on. Merlo in una lettera aperta ai sindaci di Pinerolo, Ivrea e Ciriè (tre territori della seconda cintura torinese): c'è il rischio che queste zone diventino realtà sostanzialmente periferiche e marginali rispetto al capoluogo ed alla sua prima cintura? Il rischio esiste se le tre unità periferiche a Torino non sapranno garantirsi precise competenze ed una sufficiente rappresentanza nel Consiglio metropolitano. Che, ridotto ai minimi termini - in tutto dodici rappresentanti -, rischia di trasformarsi in una oligarchia (pur nel senso migliorativo del termine) con pochi che decidono per tutti.
Il Pic (acronimo di Pinerolo, Ivrea, Ciriè) avrà la forza, anche se non ha tutti i numeri, per salvaguardare la propria identità territoriale pur facendo parte di un forte gruppo su base ex-provinciale? Riuscirà il Pic a richiedere - d'altronde è la legge del Governo Monti che lo prevede - che gli vengano conferite proprie funzioni con il contestuale trasferimento delle risorse umane e finanziarie? Oppure il Pic verrà schiacciato dallo strapotere della città capoluogo come è accaduto nel recente passato a proposito dell'Azienda turistica o, più recentemente, come è stato sottolineato su "L'Eco" nelle ultime settimane, per la vicenda dell'Ator (Autorità d'ambito delegata alle politiche sulla gestione dei rifiuti)?
Inl confronto politico è aperto e, come sottolinea ancora Merlo, «è da sviluppare a tutto campo con un unico obiettivo: le regole non possono mai mortificare un territorio».
Siamo già stati mortificati dalla Severino, ministro della Giustizia, che ha cancellato inopinatamente (qualcuno dice anche illegalmente) il Tribunale di Pinerolo. Non vorremmo che i pochi "oligarchi" di turno della imminente Città metropolitana si comportassero nello stesso modo.

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Paola Molino