Michele Baretta, una vita per la pittura. Due eventi a Vigone e al castello di Miradolo

«Ho vissuto di pittura», amava dire Michele Baretta. Rivendicando un rapporto totalizzante, indissolubile e preferenziale tra lui e quell’arte; un’unione forte, ma allo stesso tempo svincolata e libera da condizionamenti. Come se l’uno avesse scelto l’altra e viceversa, in una sorta di doppia affinità elettiva che non concedeva spazi per l’intrusione altrui.
Ripeteva questa sua considerazione con orgoglio e compiacimento, come se ad altri questo legame non fosse riuscito o concesso in sorte.
Vivere di pittura, per lui, aveva un significato pieno. Da essa aveva avuto infatti il sostentamento materiale, per sé e la sua famiglia, ma gli aveva anche e soprattutto consentito di spendere l’esistenza in una missione alta, appagante ed esaltante come l’arte. (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino