Addio alla Kodak, il presente è in mille clic

Chiude, dopo oltre un secolo, il colosso industriale di macchine e materiale fotografico

Chi non cambia è perduto, o perlomeno è destinato ad un rapido e irreversibile declino. Nessuno è risparmiato. Neanche la Kodak, colosso industriale di macchine e materiale fotografico, azienda leader presente sul mercato da 131 anni. Fu proprio il suo fondatore, George Eastman, a commercializzare per primo, nel 1880, le lastre secche per i processi fotografici, e a lanciare sul mercato la prima macchina fotografica Kodak.
Un passato che racconta di imprenditori illuminati, che guardavano avanti e sapevano innovare, utilizzando ricerca e tecnologia. Sempre George Eastman fu infatti uno dei primi industriali americani ad assumere ricercatori a tempo pieno nella propria azienda.

Il presente è diverso. L'industria americana in questo ultimo decennio non è riuscita ad agganciare il cambiamento, il passaggio dalle fotocamere analogiche a quelle digitali, ed è crollata sotto il peso della propria immobilità, tanto da dover entrare in amministrazione controllata e dichiarare il fallimento.
Sparisce un mondo, inghiottito, divorato dallo "scatto selvaggio", impulsivo e bulimico, sempre e ovunque, basta avere un cellulare a portata di mano. «E pensare - sottolinea Augusto Cantamessa, un grande fotografo, un artista del territorio pinerolese - che fu proprio la Kodak a inizio secolo a vincere ogni concorrenza con una macchinetta accessibile per la prima volta a tutte le tasche». Era una macchina fotografica della serie Brownie: costava un dollaro e la sua pellicola veniva venduta a 15 centesimi. Da quell'anno - era il 1900 - nel Natale di molti ragazzi arrivò in regalo la Brownie: il piacere della fotografia per una ristretta élite si trasformò in hobby di massa. (approfondimenti nell'edizione in edicola)

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Paola Molino